Diffamazione a mezzo stampa, emendamento prevede fino a 4 anni e mezzo di carcere a giornalisti

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(www.rainews24.it) – Prevista anche una multa fino a 120mila euro. Il Pd insorge parlando di attacco “alla libertà di informazione”. Dubbi anche da Forza Italia che dice: “Dobbiamo approfondire”

Fino a 4 anni e mezzo di carcere per i giornalisti se viene provata la diffamazione a mezzo stampa. La norma è contenuta in uno degli emendamenti presentati dal relatore Gianni Berrino al ddl sulla diffamazione. Si introduce di fatto un nuovo articolo: il 13-bis alla legge sulla stampa. “Chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all’ altrui reputazione, attribuisce a taluno con il mezzo della stampa” fatti “che sa essere anche in parte falsi” è punito con il carcere da 1 a 3 anni e con la multa da 50mila a 120mila euro. Se si sa che l’offeso è innocente la pena aumenta da un terzo alla metà, cioè fino a 4 anni e mezzo di carcere.

L’art. 13 della legge sulla stampa (la n. 47 del 1948) era stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale (con la sentenza n.150 del 2021) proprio perché prevedeva pene detentive, in contrasto con la giurisprudenza della CEDU che nel caso Sallusti ha condannato l’Italia perché per Sallusti era stata prevista una pena detentiva (peraltro poi commutata dall’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano).

Altro comma contro le “fake news”. Oltre all’articolo 595 del codice penale che disciplina la diffamazione a mezzo stampa, il relatore al ddl Gianni Berrino (FDI) propone di introdurre nell’ordinamento un altro articolo contro le “fake news”: l’articolo 595-bis. E questo prevede che “chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all’altrui reputazione, attribuisce a taluno con mezzi di pubblicità” o “in atti pubblici, fatti che sa essere anche in parte falsi, è punito, se l’evento si verifica, con la reclusione da sei mesi a un anno e con la multa da euro 15.000 a euro 50.000”.


Le pene aumentano se offesa è recata a “corpo politico”

Nella nuova norma si prevede anche che quando queste condotte “consistono nell’attribuzione, a taluno che si sa innocente, di fatti costituenti reato, la pena è aumentata da un terzo alla metà”. Infine, la parte che l’opposizione considera tra le più “gravi”: “Se l’offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o a una sua rappresentanza o a una autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate”.

Bongiorno (Lega): “Su emendamenti FdI ci sarà riunione di maggioranza”

“Come presidente ho cercato di suggerire una mediazione tra le posizioni a confronto. Nei prossimi giorni ci saranno delle riunioni di maggioranza sui singoli emendamenti. La Lega tiene soprattutto a focalizzare l’attenzione sul tema del titolo degli articoli e delle rettifiche. In merito agli emendamenti di Berrino ci sarà una riunione di maggioranza non voglio ora entrare nel merito”. Così la presidente della Commissione Giustizia del Senato Giulia Bongiorno commenta con l’Ansa.

Berrino (FdI): “Pene mantenute solo per diffamazione legata a fatti precisi e falsi”

“Togliamo le pene detentive per la diffamazione generica, le manteniamo per la diffamazione che si consuma con l’addebito del fatto preciso e falso, a tutela dell’onorabilità sociale del cittadino e della corretta informazione. Nessuno ha diritto di inventarsi fatti falsi e precisi per ledere l’onore delle persone. Quello non è diritto di informazione ma orchestrata macchina del fango, che lede anche il diritto alla corretta e veritiera informazione”, ha detto il senatore Gianni Berrino, capogruppo di FdI in Commissione Giustizia, spiegando gli emendamenti presentati.
 

PD in commissione Giustizia: “Retaggio barbaro contro la libertà di stampa”

“Questa maggioranza ha proprio un conto aperto con la libertà di informazione, se il relatore al provvedimento sulla diffamazione a mezzo stampa Berrino (FdI) ha proposto in commissione Giustizia una serie di incredibili emendamenti a un testo base – quello del senatore Balboni – già pesantemente negativo”. È quanto dichiarano in una nota congiunta i senatori del Pd membri della commissione Giustizia Alfredo Bazoli, Anna Rossomando, Franco Mirabelli, Walter Verini. “Gli emendamenti – spiegano – prevedono addirittura la possibilità del carcere per i giornalisti, un retaggio barbaro, condannato a più riprese da organismi europei e dalla Corte costituzionale. Una cosa gravissima, un segnale pesantissimo. Un attacco frontale che si inserisce in un testo base colpevolizzante, che – invece di tutelare i giornalisti dalle querele temerarie e intimidatorie, sanzionando chi le promuove a scopo di bavaglio – prevede multe e sanzioni proprio nei confronti dei giornalisti. La diffamazione a mezzo stampa è già tutelata da leggi. A non essere protetto è il lavoro dei giornalisti che, spesso con coraggio e senza tutele, svolgono un lavoro d’inchiesta prezioso per la libertà di informazione e per la società”.
 

Forza Italia: “Capire se è conciliabile con Consulta”

“Non abbiamo fatto in tempo ad approfondire il contenuto degli emendamenti. Lo faremo in maggioranza prima di cominciare a votare. Il carcere per i giornalisti? Bisogna vedere se è conciliabile con la sentenza della Consulta”. Lo ha detto a caldo il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, interpellato sugli emendamenti del relatore Gianni Berrino di FdI al ddl sulla diffamazione.
Zanettin ha aggiunto che “l’obiettivo di Forza Italia è ottenere attraverso la rettifica che il diffamato riottenga il proprio buon nome e la propria onorabilità. Per ottenere questo non è necessario il carcere. Ci possono essere altri meccanismi giuridici e a questo noi puntiamo ma sul carcere abbiamo dei dubbi”.
 

Fnsi: “Governo teme libertà stampa, questa è orbanizzazione”

“Il carcere per i giornalisti è un provvedimento incivile” e denota la paura di questo governo nei confronti della libertà di stampa. Questa è l’orbanizzazione del Paese”. Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi. “Parlare di carcere in caso di quella che viene considerata ‘diffamazione grave’ – prosegue – significa voler mettere il silenziatore a molte inchieste giornalistiche. Appare, inoltre, del tutto pretestuosa e funzionale a un disegno liberticida la confusione tra fake news e diffamazione a mezzo stampa. Con queste norme faremo un altro salto indietro nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione. L’auspicio è che in Parlamento anche pezzi della maggioranza sappiano reagire di fronte a questo ennesimo sfregio all’articolo 21 della Costituzione”.

Usigrai: “Un altro attacco alla libertà di stampa”

“Ancora un attacco alla libertà di stampa. Stavolta il partito della presidente Giorgia Meloni dopo la par condicio à la carte, fa un altro passo verso paesi come Russia, Cina, Bielorussia o Iran: i giornalisti rischiano fino a 4 anni e mezzo di carcere. E’ quanto prevede uno degli emendamenti al ddl sulla diffamazione presentati dal relatore Gianni Berrino, esponente di Fratelli d’Italia”. Lo afferma l’esecutivo Usigrai, che in una nota “si unisce alla condanna espressa già dal presidente dell’ordine dei giornalisti Carlo Bartoli e dalla segretaria della Fnsi Alessandra Costante. Siamo di fronte  a un fatto gravissimo. Lo è ancora di più se si pensa che l’emendamento arriva dal partito della presidente del Consiglio, visto che la Corte Costituzionale si è espressa chiaramente contro il carcere per i giornalisti e il nostro paese è stato richiamato dalla corte europea dei diritti dell’uomo e dalle istituzioni”.

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