Una Pasqua nel segno del Risparmio, alla ricerca del Made in Italy

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Anche nel settore alimentare   si respira aria di crisi. L’emblema,   nel potere d’acquisto delle famiglie. Il fatto più eclatante   e che qualcuno tenterà di smentire riguardo  l’acquisto dei prodotti tipici .

A subire  più gravi danni di una situazione che si trascina da molto tempo, il settore Artigianale. Anche il segmento dei dolciumi procede con un grafico verso il segno meno causa la spietata concorrenza da parte di grandi catene di distribuzione con marchi esteri e prodotti finiti  che abbattono nettamente  i prezzi nell’offerta , spesso di scarsa qualità.

Anche in agricoltura si  vive un periodo decisamente negativo, la selvaggia  invasione  di agrumi, la più eclatante e dell’olio extra vergine d’oliva  e dei  vari prodotti  della terra  , costringe  i produttori italiani  a svendere i raccolti  affidandosi spesso  ad una  valvola di sfogo:  esportare il prodotto  all’Estero abbattendone  i prezzi del Mercato.

L’Italia nel settore alimentare non è autosufficiente , colpa anche di una Politica che non ha mai tutelato il made in Italy adottando le giuste misure contributive. Da anni  importiamo grandi quantità di materie prime dall’estero. Una situazione ben conosciuta dagli addetti ai lavori, da tempo anche  dai consumatori.

Il più tipico prodotto italiano , invidiato in tutto il mondo è la pasta.  Oggi il grano duro italiano copre appena il 50% secondo le ultime stime il, fabbisogno di una produzione secolare.

Occorre importare il frumento da altri Paesi come Canada, Stati Uniti, Sudamerica e Ucraina. Anche per il grano tenero vale la stessa cosa poiché il prodotto interno copriva –  (statiche del 2016) –  solo il 38% di ciò che richiede il settore, con importazioni da Canada, Ucraina, ma anche Australia, Messico e Turchia.

Altre categorie in crisi di produzione:  le carni bovine;  il latte;  zucchero e   pesce fresco . Tengono abbastanza bene la  produzione nazionale di uova, riso,pomodoro (Dalla Cina arriva solo il triplo concentrato) ,  frutta, pollame e  vino è in grado di soddisfare il  fabbisogno  interno

Anche la maggior parte dei legumi non sono italiani, a causa di drastiche riduzioni delle coltivazioni Adesso le importazioni provengono principalmente da Stati Uniti, Canada, Messico, Argentina, ma anche da Medio Oriente e Cina.

Anche il settore Salumi rispecchia l’andamento di una crisi nella produzione di insaccati. In alcuni prodotti italiani IGP (Indicazione Geografica Protetta)   vengono preparati  con le  carni che  arrivano dall’Argentina o dal Sud America, poi lavorate e stagionate  in Italia. Un caso di forza maggiore  dovuta  all’insufficiente quantità di animali  allevati in Italia

Alla luce di questi dati la ricerca insistente dell’alimento fatto solo con materie prime italiane ha poco senso, tranne per alcune categorie merceologiche dove siamo autosufficienti. Meglio allora quando il latte si acquistava dal contadino , i polli ed i maiali si allevavano nell’Aia sotto casa , e le verdure si coltivavano ne proprio orticello? Tempi di una volta che non ritorneranno più, I Mercati e gli accordi sono cambiati, meglio allora affidarci alle intuizioni ed alle capacità tra prodotti buoni e potere d’acquisto, oggi ricercare l’italianità a tutti i costi, anche quando non è possibile.

 

Rosario Murro

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