Tra miti e leggende – La foresta dimenticata dal tempo

Estimated read time 4 min read

AVIGLIANO UMBRO – Un esercito di giganti intrappolati nell’argilla. Possenti golem mummificati che sorgono dal terreno in uno scenario grigio e desolato, e si stagliano imponenti contro un paesaggio lunare, a testimonianza di origini grandiose e di insolite vicende, velate nella nebbia dei tempi.
 
La foresta fossile di Dunarobba sembra quasi emergere da una favola. Scoperta nientemeno che dal principe dei Lincei nel XVII secolo, e poi caduta nell’oblio per più di 3 secoli, rappresenta un patrimonio geologico unico al mondo.
 
I maestosi tronchi, che svettano per oltre 8 metri dal terreno, sono diversi dalle altre foreste fossili, come la celebre foresta pietrificata dell’Arizona, per due fondamentali caratteristiche: i ceppi non sono pietrificati, ma ancora costituiti dal legno vero e proprio di 2,5 milioni di anni fa. E sono rimasti nella loro posizione originale, con le radici impiantate nel terreno come quando erano in vita. Solo in altri 3 luoghi sulla Terra esistono casi analoghi, ma non così ben conservati, né così ben raggiungibili e visibili.

I fossili della Petrified Forest in Arizona sono pezzi di tronchi completamente pietrificati e sparpagliati su una vasta area desertica

La portò alla luce nel 1600 Federico Cesi, fondatore dell’Accademia dei Lincei, che fu in grado di intuirne il valore, e ne studiò le possibili origini con l’amico e scienziato Francesco Stelluti. Del loro lavoro rimangono alcuni interessanti scritti, e circa 200 fra disegni ed acquerelli, conservati presso la Royal Library del Castello di Windsor, che illustrano e raffigurano i legni fossili di Dunarobba.
Ma poi, per quasi 400 anni, la foresta venne dimenticata.

 

  La sua riscoperta risale alla fine degli anni Settanta, durante gli scavi per l’estrazione di materiali inerti utilizzati in una vicina fornace di laterizi. Nel 1987, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria avviò le procedure per la tutela dell’area, effettuando rilevamenti grafici, fotografici e topografici, e l’anno successivo realizzò coperture provvisorie per proteggere i tronchi dagli agenti atmosferici.
 

I tronchi di Dunarobba sono rimasti radicati nel terreno come quando erano in vita e sono ancora di legno

 Da allora, è anche in funzione un sistema di monitoraggio che rileva le variazioni nello stato di salute di alcuni degli antichi reperti. In questi ultimi 20 anni, la foresta fossile di Dunarobba ha ricevuto visite da una folta schiera di studiosi, provenienti da ogni angolo del pianeta. Ne sono emersi numerosi lavori scientifici, che hanno inquadrato le origini e la storia di questa meravigliosa foresta nel contesto delle trasformazioni geologiche che ha subìto il territorio, evolvendosi fino all’attuale conformazione.
 
I tronchi di Dunarobba appartengono ad una specie di gigantesche conifere il cui odierno rappresentante è la Sequoia Sempervirens, caratteristica delle zone montuose nord-americane. Tramite la misura del loro diametro si è potuti risalire all’altezza degli alberi, che doveva aggirarsi sui 40 metri. Studi effettuati sugli anelli di crescita hanno evidenziato fino a 565 cicli di accrescimento, e su questa base è stato stimato che gli alberi siano vissuti per circa 2.000 – 3.000 anni, prima di essere sepolti.

Questa gigantesca sequoia, discendente degli alberi di Dunarobba, è chiamata “Generale Grant”. Alta quasi 82 metri e con una circonferenza di base di circa 33 metri, si trova in California

L’ambiente in cui si è sviluppata la foresta era di tipo paludoso, molto umido e soggetto a continui allagamenti. Questo determinò un lento e progressivo seppellimento della base dei tronchi da parte dei sedimenti, che venivano deposti durante ogni fase di inondazione. Le sabbie e le argille hanno avvolto le parti basse degli alberi, proteggendole e conservandole a tal punto che il legno, nel corso di più di 2 milioni di anni, ha soltanto perso il suo contenuto in acqua, preservandosi per il resto inalterato, come in una sorta di mummificazione vegetale.
 
Oggi l’area della foresta e l’annesso Centro di Documentazione vengono curati dal Comune di Avigliano Umbro. (www.comune.aviglianoumbro.tr.it, www.forestafossile.it), che garantisce la presenza di personale qualificato alla guida dei visitatori.
 

Daniela Querci

 

Continua a leggere...