Buco di bilancio: si può chiudere , ma è meglio non dirlo ancora a nessuno…

Il sindaco ha un piano di rientro concordato con il Ministero dell’Interno, ma non lo divulga neanche ai consiglieri comunali. L’assemblea locale del Pd, gli attributi che occorrono e il velo pietoso da stendere

 

 

Il buco si può chiudere, ma Benedetti non lo dice. Sembra essere questa l’incredibile, almeno per il momento, verità scaturita dal recente incontro avuto al Ministero dell’Interno dal sindaco di Spoleto e la sua delegazione. I rappresentanti del Comune di Spoleto, da quanto trapela da palazzo comunale, avrebbero concordato con il Viminale un piano di rientro strutturato su tre anni; questo spiegherebbe il malcelato ottimismo dimostrato da Benedetti al suo rientro a Spoleto. Tuttavia, domani (1 ottobre) alle 20.45 nella sede locale del Pd è in programma l’assemblea comunale del partito, nel corso della quale lo stesso Benedetti sarà sottoposto ad un vero e proprio bombardamento sul futuro dell’amministrazione. Ebbene, il primo cittadino non ha ancora contattato tutti i consiglieri comunali di maggioranza – che pure gli hanno chiesto a gran voce una relazione politica sul buco – per spiegare loro l’esito dell’incontro al Ministero, nel tentativo di convincerli sulla bontà del piano di rientro. Eppure sono proprio i consiglieri comunali che dovranno decidere le sorti della giunta Benedetti, di fronte ad un partito che sembra sempre più intenzionato a dismettere l’attuale sindaco aprendo le porte al commissariamento, nella speranza di giocarsi poi di nuovo le elezioni comunali una volta passata la bufera.

 

Insomma, il quadro appare piuttosto delineato: da un lato c’è un partito alla ricerca di nuova spendibilità, dall’altro un sindaco che in quattro anni non è riuscito, neanche sul piano personale, ad instaurare un rapporto di fiducia con tutti i consiglieri comunali di maggioranza, al punto che alcuni di essi apprenderanno del piano di rientro soltanto leggendo queste righe, oppure direttamente domani sera nel corso dell’assemblea del Pd. Davvero inspiegabile, ad ogni modo, il silenzio ostinato di Benedetti, anche oggi impossibile da contattare in quanto impegnato in riunione con uno degli enti più inutili della storia: l’Ati, Ambito territoriale integrato, del quale il sindaco di Spoleto è presidente ma contro il quale il Comune di Spoleto ha in piedi una causa che dura da anni.

 

Tornando alle questioni di giunta, buonsenso vorrebbe che il sindaco convocasse una riunione con tutti i consiglieri di maggioranza, per illustrare loro il piano di rientro, cercando di convincerli a rinnovargli la fiducia. E invece niente. Inspiegabile. Molti consiglieri di maggioranza, persino coloro che da sempre sono stati tra i più vicini al sindaco, non lo sentono da giorni.

E proprio il silenzio, a questo punto, potrebbe assumere i connotati pietosi del più classico dei veli da stendere sopra la vicenda Benedetti e Partito democratico di Spoleto. Basti pensare a quanto accaduto mercoledì scorso a Perugia, quando il sindaco e il capogruppo Trippetti si sono presentati, insieme al segretario spoletino Bartocci, di fronte al segretario provinciale Rossi e alla segreteria regionale del Partito, rappresentata dal segretario Bottini e dai membri Locchi e Baiardini. Di fronte alle più alte cariche regionali del proprio partito, il segretario locale e il sindaco si sono resi protagonisti di un battibecco futile, a dimostrazione ulteriore di quanto non solo la città sia divisa, ma anche e soprattutto il principale partito che ha governato Spoleto da quando in Italia esiste la moderna democrazia.

 

Il livello è sempre più basso, e nessuno si assume le responsabilità di competenza per decidere sul futuro. In quest’ottica assume i connotati della farsa anche l’assemblea comunale del Pd in programma domani sera, alla quale è stata invitata anche la segreteria regionale. Non ha senso, infatti, demandare alla base le sorti della giunta Benedetti, visto che la base ha già delegato alla segreteria locale, con regolare congresso, il dovere di prendere le decisioni importanti. All’assemblea, come in tutti i consessi democratici del mondo, spetta l’elezione delle cariche interne e l’espressione di indirizzi politici in merito alle questioni principali. Chi ha la spina in mano, chi può staccarla o tenerla attaccata, è la segreteria, insieme ai consiglieri comunali che possono o meno votare la fiducia al sindaco. Ma per certe decisioni, in un senso o nell’altro, occorrono gli attributi. Sempre che li si abbiano.

 

Daniele Ubaldi

www.spoletonline.com