CSS Cementifici: La salute e l’ambiente non sono beni negoziabili!

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Il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani, intervistato da Corrado Formigli a “Piazza pulita”, ha detto che le industrie con un maggiore impatto ambientale sono le acciaierie, la carta e i cementifici.

A Gubbio i cementifici sono due: Barbetti e Colacem, abbracciano Gubbio da nord-ovest a sud-est e in un report dell’EEA (European Environment Agency) del 2011 sono nell’ordine il primo e il secondo in Italia per danno ambientale e tra le 622 industrie che hanno creato maggior danno all’ambiente in Europa. Si può pertanto comprendere la preoccupazione degli abitanti del territorio e le tante proteste per impedire che oltre a tutto quello che si è già bruciato in decenni di attività dei forni, arrivi anche il CSS da rifiuti: “rifiuto, non rifiuto derivato dai rifiuti” come ebbe a dire Giuseppe Mininni del Ministero dell’Ambiente a TRG nel 2020.

Insistono preoccupazioni e sorgono molti dubbi anche  sul futuro dello Stabilimento Ex Cementir di Spoleto,   acquisito qualche anno fa  da Colacem) lo stesso sito ubicato in località Sant’Antangelo  in Mercole.

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Su questo argomrento scottante interessante la posizione assunta Popolo della Famiglia ,con il coordinatore Nazionale Nicola Di Matteo su www.politicamentecorretto.com che parla di Cementertie e CSS nella Regione Puglia.

DI MATTEO (PDF): “PRESIDENTE EMILIANO, NON DOVEVATE DIFENDERE LA SALUTE?”

“Continua la strategia scellerata della giunta regionale pugliese in materia di ambiente: come succede a Taranto per l’ILVA, anche a Bari si sta cercando di imporre la costruzione di un inceneritore di rifiuti senza tenere in minima considerazione le legittime preoccupazioni dei cittadini che abitano nell’area interessata dal progetto”. E’ quanto denuncia il coordinamento regionale pugliese del Popolo della Famiglia (PdF), in vista della decisione domani del Tar in merito alla legittimità e regolarità amministrativa della scelta della giunta Emiliano di non assoggettare la costruzione del nuovo impianto alla procedura di Valutazione Impatto Ambientale (VIA), nonostante le modifiche proposte dall’azienda costruttrice dell’opera.

“Se, come asserito dalla Regione, le modifiche proposte escludono ‘potenziali impatti negativi’, che problema ci sarebbe a passare per la procedura di VIA?”, domanda il PdF pugliese. “Inoltre, la logica del buon senso avrebbe suggerito di coinvolgere anche la Conferenza dei servizi, per tentare di rendere la decisione il più possibile condivisa dalla popolazione. Invece la Regione tira dritto, forza le procedure amministrative, ignora la netta contrarietà espressa dai territori interessati, evita sistematicamente il confronto con i cittadini, che si sentono sempre più abbandonati e costretti a subire l’ennesima decisione calata dall’alto”.

Il Popolo della Famiglia sottolinea i numerosi dubbi che nascono da un simile comportamento dell’Amministrazione regionale pugliese, interrogandosi anche come possa una struttura amministrativa decidere solo sulla base di una relazione tecnica, tra l’altro fornita dalla stessa azienda che sta lavorando sull’opera. “Presidente Emiliano, si ricordi che lei e la sua Giunta siete stati eletti con la promessa di una Regione più sensibile alla salute e alla qualità della vita”, afferma Nicola Di Matteo, vicepresidente e coordinatore nazionale del PdF. “Da sempre diamo ascolto e voce alla gente, alle persone che quotidianamente affrontano problemi concreti. Il grado di esasperazione è davvero alto per tutti. Non è accettabile essere stati costretti a rivolgersi al Tar per difendere il diritto di respirare!”.

La postazione di Gubbio per la mobilitazione regionale di oggi era nel piazzale della scuola della frazione di Semonte, nei pressi di uno dei due possenti cementifici. Almeno 400 le persone presenti, distanziate e con mascherine nel rispetto della normativa Covid, molti gli interventi. La gente vuole vederci chiaro e chiede a gran voce che si valutino tutti i fattori di rischio ambientale presenti da decenni nella Conca Eugubina, a causa di impianti insalubri di prima classe. Sono decenni di emissioni inquinanti, metalli pesanti, polveri sottili, diossine nell’assenza di dati epidemiologici e indagini sanitarie approfondite.

Come si è potuto leggere in cartelli e manifesti, il Comune di Gubbio, la Usl territoriale e i Comitati chiedono la V.I.A. (valutazione di impatto ambientale). Si vuole sapere che cosa abbiamo respirato fino ad ora e che cosa stiamo respirando.

Oggi a Semonte di Gubbio si è confermato in maniera decisa il NO all’uso del CSS nei cementifici Barbetti e Colacem e al trattamento di rifiuti anche pericolosi alla Maio Tech, sita nella frazione di Padule.

Si è chiesto che il piano regionale dei rifiuti sia volto al conseguimento della strategia Rifiuti Zero, senza incenerimento e discariche; che i fondi del Recovery Plan siano impegnati per una vera economia circolare (recupero di materia e riciclo) e per una transizione energetica ecosostenibile, non per la produzione di CSS da bruciare nei cementifici; che siano fondamentali la tutela della salute e un piano di prevenzione primaria dalle esposizioni inquinanti; che venga subito riattivato il Registro dei tumori.

La salute e l’ambiente non sono beni negoziabili!

L’Umbria che si auspica è quella degli Ecodistretti e non quella dell’immondizia che non tiene in alcun conto l’identità di una regione ricca di città d’arte.”

(Rosario Murro)

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