Inps: registrati nuovi rapporto i di lavoro

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Nel 2023 l’Inps ha registrato 8.174.923 nuovi rapporti di lavoro nel settore privato (esclusi i domestici e gli operai agricoli) e 7.651.979 cessazioni con un saldo positivo di quasi 523mila posti di lavoro. Lo rileva l’Inps nell’Osservatorio sul precariato dal quale emerge che il saldo è positivo per 395.708 unità per i contratti a tempo indeterminato.

Il dato del 2023 è migliore di quello del 2022 quando il saldo complessivo fu positivo per 419.487 unità con 331.990 contratti in più tra quelli a tempo indeterminato.

In flessione rispetto al 2022 le assunzioni di contratti in somministrazione, in apprendistato e a tempo indeterminato; tutte le altre tipologie registrano una leggera crescita: lavoro intermittente +5%, tempo determinato +3% e stagionali +1%. Si registra anche una lieve flessione per le classi di dimensione aziendale fino a 15 dipendenti e 100 e oltre; in crescita invece risulta la classe dimensionale intermedia da 16 a 99 dipendenti. Le trasformazioni da tempo determinato nel corso del 2023 sono risultate 788.000, in aumento rispetto al 2022. Le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo risultano in flessione rispetto al corrispondente periodo del 2022. Le cessazioni del 2023 nel complesso sono state 7.652.000.

I licenziamenti di natura economica, invece, nel 2023 raggiungono quota 523.656 con un calo del 6,86% sul2022. Le cessazioni di contratto per scelta del lavoratore rimangono sopra i due milioni, sono state, infatti, 2.138.104 con un calo dell’1,95% sul 2022. Se si guarda solo alle cessazioni dei contratti a tempo indeterminato, spiega l’Inps, si evidenzia una riduzione del 10% tra il 2023 rispetto al 2022 dei licenziamenti di natura economica che calano a quota 351.542. Si registra sempre per il tempo indeterminato un calo dei licenziamenti disciplinari. Modeste risultano le variazioni delle dimissioni e delle risoluzioni consensuali. La quota complessiva dei licenziamenti sul totale dei nuovi contratti a tempo indeterminato conclusi negli anni post pandemici (2022 e 2023) si è aggirata attorno in media intorno al 25% mentre in precedenza (2019) era pari al 33%. 

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