L’indagine della Dda di Bari e i politici coinvolti nell’inchiesta

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(www.rainews24.it).- Dalla Dda di Bari  documentata una presunta ingerenza elettorale politico-mafiosa, in particolare di consorterie criminali di stampo mafioso come i Parisi-Palermiti e gli Strisciuglio, nelle Elezioni Comunali di Bari del 26 maggio 2019

Era l’alba del 26 febbraio quando la Polizia eseguì, proprio alle prime luci dell’alba a Bari e nell’area metropolitana del capoluogo, due ordinanze nei confronti di 130 persone emesse dalla Sezione Gip presso il Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nonché a ingenti sequestri di natura patrimoniale. Oltre mille gli uomini impegnati nel blitz denominato ‘Codice interno’. Tra i destinatari delle misure, anche persone “appartenenti o contigue” al clan Parisi-Palermiti attivo nel quartiere Japigia del capoluogo pugliese.

Le persone coinvolte sono ritenute responsabili, a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsioni, porto e detenzioni di armi da sparo, illecita commercializzazione di sostanze stupefacenti, turbata libertà degli incanti, frode in competizioni sportive, tutti reati aggravati dal metodo mafioso, nonché del reato di cui all’articolo 416 ter del codice penale (scambio elettorale politico-mafioso). In base alle indagini della Dda sarebbe stata documentata una presunta ingerenza elettorale politico-mafiosa, in particolare di consorterie criminali di stampo mafioso come i Parisi-Palermiti e gli Strisciuglio, nelle Elezioni Comunali di Bari del 26 maggio 2019. 

L’operazione, spiega la Polizia, “rappresenta l’epilogo di meticolose investigazioni, dal 2016 ad oggi” ed è stata condotta attraverso una poderosa attività tecnica d’intercettazione “sia telefonica che telematica (che in una occasione ha consentito di sventare un progetto di omicidio) ed ambientale”, di “servizi di pedinamento ed osservazione, perquisizioni, sequestri di armi (30 armi da fuoco tra pistole e mitragliatrici, 3 silenziatori ed oltre 700 cartucce di vario calibro), stupefacenti, somme di denaro con arresti in flagranza di reato, il tutto corroborato e riscontrato dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, nel contesto temporale della guerra di mafia a Japigia che ha prodotto tre omicidi nel 2017”.

Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti, sono stati eseguiti patrimoniali d’urgenza, disposti dalla Dda, “di beni e patrimoni riconducibili alle attività delittuose in contestazione o costituenti patrimoni di ingiustificata provenienza, sproporzionati rispetto alle reali capacità reddituali, nei confronti di 16 persone indagate, alcune delle quali già destinatarie delle su indicate misure cautelari personali, per un ammontare approssimativo” di 20 milioni di euro, e “comprendenti diversi immobili, tra appartamenti e capannoni industriali, quote di società commerciali, industriali e di servizi, conti correnti bancari e postali, autovetture e beni di lusso”.

“Il livello di infiltrazione” del presunto “sodalizio mafioso – spiegarono gli investigatori – in taluni settori della vita politica ed imprenditoriale del territorio” sarebbe passato “anche attraverso la collocazione di sodali al loro interno, in particolare di un nipote e di un fratello del capo, in maniera da essere presenti all’interno di una società partecipata comunale e una nota società di automotive, in relazione alle quali, il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione ha disposto la misura di prevenzione non ablativa dell’amministrazione giudiziaria di aziende ex articolo 34 del codice antimafia”. Il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione ha inoltre disposto il sequestro finalizzato alla confisca di un cospicuo complesso immobiliare. 

Il coinvolgimento più forte, all’interno del consiglio comunale barese, è quello che fa riferimento all’arresto della consigliera Maria Carmen Lorusso che era pronta a ricandidarsi alle prossime Amministrative. La consigliera comunale uscente, finita ai domiciliari proprio nella maxi inchiesta sul voto di scambio e sulla mafia relativa alle amministrative del 2019, aveva già annunciato le sue intenzioni ed era presente all’evento che si è tenuto il 25 febbraio, alla presenza anche di Decaro e di Emiliano, per la candidatura di Vito Leccese, uomo scelto dal Pd, alle Primarie del centrosinistra.

Lorusso, 37 anni, si era candidata nel 2019 nella lista Di Rella sindaco, nel centrodestra, e fu eletta con oltre 900 voti, prima di passare nel 2021 nel centrosinistra e in maggioranza, diventando anche leader del gruppo consigliare di Sud al Centro. Il che significa che se scambio di voti c’è stato, poiché l’inchiesta si riferisce alle elezioni del 2019, si tratta di voti che si indirizzavano verso la coalizione in cui la stessa è stata eletta.

Il cambio di casacca, in famiglia, è cosa ricorrente. Anche il marito, l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, arrestato per la stessa inchiesta, è stato eletto prima in Forza Italia, nel 2005 e poi in Idv nel 2010. Interrogato “ha iniziato, con dichiarazioni spontanee, a chiarire fatti e circostanze certamente utili per il prosieguo delle indagini preliminari”. 

Olivieri, detenuto nel carcere di Brindisi, secondo l’accusa avrebbe raccolto i voti della criminalità (nello specifico dei clan Parisi-Palermiti, Montani e Strisciuglio di Bari) per permettere l’elezione della moglie Maria Carmen Lorusso al consiglio comunale nel 2019. Una coppia affiatata che balzò agli onori della cronaca anche durante la pandemia. Allora Giacomo Olivieri e sua moglie, già consigliere comunale di Bari (Sud al Centro), si sarebbero spacciati rispettivamente per malato diabetico e per insegnante, con l’obiettivo di ricevere prima di tanti altri il vaccino anti Covid. Emerse il fatto, che non costituiva comunque reato, dall’inchiesta sui furbetti e sui furti di farmaci all’Oncologico di Bari e nell’elenco degli indagati comparve anche il nome di Vito Lorusso, ex primario con le accuse di concussione e peculato dopo essere stato arrestato in flagranza dalla polizia per avere intascato 200 euro da una paziente. Maria Carmen Lorusso è sua figlia e il tutto venne fuori grazie ad alcune intercettazioni telefoniche. 

Nell’ottobre del 2022, Francesca Ferri, prima eletta nel centrodestra e poi passata in maggioranza nello stesso gruppo di Carmen Lorusso, era stata arrestata ed è  a processo con  Filippo Dentamaro e l’imprenditore, presidente del Foggia Calcio ed ex consigliere regionale Nicola Canonico per presunto voto di scambio sempre in quella tornata elettorale a Bari. Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale e di scambio elettorale politico-mafioso.

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