Al via la ricostruzione dei beni culturali danneggiati dal terremoto: entro fine anno 38 chiese riaperte

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Pubblicate le ordinanze ’23’ e ’32’: operazione da oltre 20 milioni di euro. Ecco gli edifici sacri interessati dai lavori di ristrutturazione

“Ora, a soli dieci mesi dagli eventi sismici di ottobre, parte in Umbria la ricostruzione di un consistente patrimonio culturale danneggiato dal terremoto, a partire dalle Chiese, per un importo complessivo di oltre 20 milioni di euro. L’auspicio è che per le Chiese oggetto degli interventi, le si possa restituire al culto entro la fine dell’anno”.

E’ quanto ha affermato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, nel corso della conferenza stampa svoltasi questa mattina a Perugia, a Palazzo Donini, convocata per fare il punto sugli interventi di messa in sicurezza e restauro dei beni culturali mobili danneggiati dagli eventi sismici, presente l’assessore regionale alla cultura, Fernanda Cecchini, cui hanno partecipato anche la soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria e coordinatore dell’Unità di Crisi dell’Umbria per il MiBACT, Marica Mercalli, il direttore generale della Fondazione Cassa Risparmio Firenze, Gabriele Gori, e Marco Ciatti, Direttore dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Nella corso dell’incontro con i giornalisti, infatti è stato illustrato anche il preziosissimo lavoro già svolto, e in corso di svolgimento sia presso il deposito della Regione di Santo Chiodo (Spoleto) sia in alcuni siti dell’area interessata dal sisma, da parte dei restauratori beneficiari delle borse di studio messe a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze sulla base di un accordo con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

Via alla ricostruzione “Con le ordinanze ‘23’ e ‘32’ potranno partire subito  – ha affermato Marini – lavori di ricostruzione di ben 38 Chiese, la maggior parte delle quali ubicate nell’area del cratere, per un importo complessivo di 11 milioni di euro. Si tratta di strutture che non hanno subito danni gravissimi e per questo rapidamente riparabili, per poterle restituire al culto il prima possibile. C’è poi l’altro programma di primi interventi per opere pubbliche danneggiate dal sisma, per 9 milioni di euro”. La presidente Marini ha anche riferito che le risorse che verranno destinate all’Umbria, derivanti dalla campagna di donazioni con gli “SMS solidali” (4 milioni di euro), la Regione, d’intesa con i sindaci, li destinerà soprattutto per la realizzazione di “centri di comunità” (strutture destinate all’aggregazione sociale, ma con funzioni di emergenza e protezione civile, in tredici località della Valnerina), la dotazione delle scuole di tecnologie ed altri materiali per la didattica, e infine per il restauro di beni mobili delle stesse Chiese interessate dagli interventi, per una più funzionale riapertura al culto.

Le opere a Santo Chiodo “Al momento – ha affermato la soprintendente Mercalli – sono arrivate a 6 mila le opere ricoverate nel deposito di Santo Chiodo, una struttura unica in Italia, realizzata con grande preveggenza dalla Regione Umbria, con la quale stiamo collaborando per la messa in sicurezza del maggior numero di opere, e per il loro restauro, grazie alla collaborazione con l’Opificio di Firenze e la generosità della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, che sta finanziando le borse di studio per le restauratrici. Vorrei cogliere questa opportunità per precisare che non operiamo alcuna selezione delle opere da recuperare e mettere in sicurezza, bensì cerchiamo di salvare quante più opere possibili, danneggiare dal sisma. Ed in alcuni casi si tratta di interventi di recupero molto complessi, da realizzare dopo aver messo in sicurezza gli edifici pericolanti”.

Il contributo dell’Opificio “Con la promozione di questo progetto – ha dichiarato il Direttore generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze Gabriele Gori – la Fondazione conferma il suo nuovo modello di intervento basato sulla messa a sistema e sulla valorizzazione delle eccellenze del nostro territorio, ed in questo caso nel territorio della Valnerina. Lo scorso anno, per la costruzione della nuova scuola antisismica a Cittareale, nel Lazio, abbiamo condiviso il progetto con Unicoop Firenze e con la Misericordia di Firenze, la prima istituzione al mondo nata con lo scopo di aiutare il prossimo. In questa occasione, invece, è stata interessata un’altra eccellenza fiorentina unica a livello internazionale, il nostro Opificio delle Pietre Dure. Abbiamo così dimostrato come sia possibile, facendo rete, rispondere ad una emergenza del Paese, perché le opere culturali danneggiate nelle regioni del centro Italia e della Valnerina, dove opera il nostro progetto, rappresentano un patrimonio di tutti. La Fondazione farà di tutto per mantenere alto questo primato e condividere questo capitale di saperi che sostiene nel proprio territorio di riferimento siano esportati nel momento del bisogno. Un particolare ringraziamento va ai giovani che stanno lavorando assieme al personale della soprintendenza con grande entusiasmo e competenza. E’ anche per loro e per il loro futuro che abbiamo voluto questo progetto”.

Il restauro “Subito dopo gli eventi sismici l’attenzione dell’Opificio pietre dure – ha detto il direttore dell’Opificio Ciatti – si è concentrata sullo splendido deposito, antisismico e mirabilmente attrezzato, di Santo Chiodo di Spoleto, dove la Soprintendenza, grazie alla collaborazione della Regione Umbria, con grande abnegazione stava gestendo la raccolta, sempre più sterminata dei beni colpiti. Il progetto che si è immediatamente imposto nella nostra mente è stato di cercare di replicare a Spoleto il modello del deposito-cantiere di Sassuolo, vista l’assoluta positività di tale esperienza. Oltre a questo l’O.P.D. si è assunto l’impegno del restauro diretto di un numero limitato di opere, che sono state trasferite nei laboratori dei settori dei dipinti mobili, bronzi, oreficeria e sculture lignee dell’Istituto, come testimonianza concreta della solidarietà dell’O.P.D. e del suo personale nei confronti delle comunità colpite. Tutto questo rappresenta il contributo che l’O.P.D. ha cercato, con la massima buona volontà e secondo le proprie competenze e possibilità, di fornire per la conservazione e la trasmissione al futuro del patrimonio storico-artistico dell’Umbria: un dovere istituzionale ed etico da compiere, pur dovendolo realizzare insieme alla consueta programmazione dei restauri e agli altri impegni in corso, e da sviluppare in collaborazione con gli enti di tutela e le istituzioni del territorio”. La presidente Marini, a nome di tutta la comunità umbra ed in particolar modo delle popolazioni della Valnerina, ha infine rivolto parole di sincera gratitudine a tutti “per a qualificatissima opera di concreta solidarietà, finalizzata al recupero del nostro straordinario patrimonio culturale ed artistico così duramente ferito dagli eventi sismici”

Ordinanza n. 23 e n. 32 – Ordinanze chiese per la continuità del Culto

Previsione normativa

Il comma 9 dell’articolo 14 del 189 convertito in legge 229 prevede che “per quanto attiene la fase di programmazione e ricostruzione dei Beni culturali o delle opere pubbliche di cui al comma 1 lettera a) e c) si promuove un protocollo di Intesa tra Commissario Straordinario per la ricostruzione, Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo ed il rappresentante delle Diocesi coinvolte, proprietarie dei beni ecclesiastici al fine di concordare priorità, modalità e termini di recupero dei beni danneggiati.

Il protocollo definisce le modalità attraverso cui rendere stabile e continuativa la consultazione tra i soggetti contraenti al fine di affrontare e risolvere concordemente i problemi in fase di ricostruzione.

Il Protocollo

Il protocollo sopracitato è stato firmato il 21 dicembre 2016 e prevede all’articolo 2 l’istituzione della consulta per i beni culturali di interesse religioso, composta dal Commissario Straordinario del governo, dal Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo (MIBACT) dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e dai Vescovi delle Diocesi interessate. All’articolo 3 dello stesso protocollo viene istituito un gruppo di lavoro tecnico permanente.

La Consulta

Il 9 gennaio 2017 si è insediata la Consulta di cui sopra e ha continuato a riunirsi con scadenza almeno mensile.

Fin dalla prima riunione è emersa la necessità di realizzare un primo piano stralcio per garantire la disponibilità di un luogo di culto alle comunità che ne erano prive nel più breve tempo possibile. Per poter avviare in maniera tempestiva tale piano ci si è avvalsi dell’art. 15 bis del 189 “interventi immediati sul patrimonio Culturale” ma per far sì che le messe in sicurezza potessero essere definitive e non provvisorie si è dovuto modificare l’articolo 15 Bis con norma primaria. Questa modifica è avvenuta con la legge del 7 aprile 2017 n.45., nell’articolo 15 bis infatti è stato aggiunto il comma 3 bis che appunto permette pronti interventi con opere definitive che garantiscono la riapertura delle Chiese. Gli enti attuatori di tali lavori sono le Diocesi.

Elenco Chiese

L’elenco delle chiese da riaprire doveva essere redatto secondo l’obiettivo indicato dal Commissario Straordinario e condiviso dalla Consulta di cui all’art. 2.

I requisiti posti a base della selezione sono stati quindi identificati dal gruppo di lavoro (art. 3 del Protocollo) in:

 

 

  • livello di danneggiamento lieve, risolvibile con interventi strutturali di carattere locale e costo netto dei lavori non superiore a € 300.000,00;

 

  • assenza di altri luoghi nell’ambito territoriale di riferimento delle comunità;

 

  • chiesa aperta al culto alla data del 24 agosto 2016.

A tal fine è stato preliminarmente richiesto ad ogni Diocesi di inviare due elenchi di chiese, il primo relativo a chiese in possesso dei suddetti requisiti e il secondo relativo a chiese con danni anche gravi situate in territori privi di altri luoghi per il culto.

 

Nell’ambito dei suddetti elenchi, è stata anche fornita una priorità articolata per Diocesi, per comune e per singola comunità di culto. Il possesso del requisito di lieve danno è stato demandato alla valutazione dei tecnici delle Diocesi mentre quello relativo alla comunità di riferimento è stato verificato sulla base della banca dati della CEI. Dopo numerosi incontri della Consulta e del Gruppo di lavoro sono state redatte due Ordinanze la prima la n. 23 del 5 maggio 2017 e la seconda la n. 32 del 22 giugno 2017.

 

L’attuazione dell’Ordinanza n. 23 e n. 32

Termine per la presentazione dei progetti: 23 luglio 2017

Tempi istruttoria: 22 agosto 2017

Indizione della gara: 21 settembre 2017

Ipotesi inizio lavori: fine mese settembre 2017

Ipotesi fine lavori: riapertura chiese entro Natale 2017

Ordinanza n. 23

L’Ordinanza finanzia 69 chiese in 14 diocesi per un totale di 14.358.500 €. In questa prima ordinanza sono state inserite tutte le richieste pervenute al gruppo di lavoro. Nella stessa sono stabiliti anche tempi, modalità di affidamento degli incarichi, erogazione del contributo e soprattutto stabilisce che il finanziamento deve consentire la messa in sicurezza che porti all’agibilità della struttura e l’apertura al culto dell’edificio. Il Finanziamento assegnato non è cumulabile con altri finanziamenti pubblici e l’accesso a tali finanziamenti esclude automaticamente l’accessibilità al piano di ricostruzione dei BB.CC.

 

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