Anche Rifondazione Comunista di Spoleto prende posizione sulla vendita della rete gas deliberata dal Comune

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Abbiamo appreso dalla stampa che non è andato in porto l’ennesimo tentativo di vendita della azienda di Giano da parte del Comune di Spoleto, il quale, per coprire il disavanzo, insieme ad altri comuni, intende intraprendere la strada delle vendita della rete del gas.

 

Sta andando cioè avanti in modo sempre più spedito il disegno in cui, da una parte i governi tagliano sempre più le risorse agli enti locali fornendogli allo stesso tempo, per evitare la bancarotta, strumenti quali la vendita del patrimonio pubblico, dall’altra le amministrazioni locali, una volta arrivate alla frutta, anche per la cattiva gestione del passato, non se lo fanno ripetere due volte e cominciano a mettere in ‘svendita’ i cosiddetti gioielli di famiglia.

Tutto questo non è casuale ma rientra nel gioco teso a svendere ai privati, sia a livello nazionale che locale, beni, servizi e tutto ciò che è pubblico e cioè di noi cittadini.

A tutto ciò bisogna opporsi; e non è mettendoci, come Comune, in prima fila tra i liquidatori, che questo può avvenire.

Che valore ha la vittoria referendaria contro la vendita dei servizi pubblici di pochi anni fa? Quanto conta ancora la volontà popolare?

Secondo noi le reti del gas, come per l’acqua, deve rimanere in mano pubblica (e non andare in mano alle lobby che sarebbero favorite in base alla normativa in vigore), troppe le esperienze negative, nel caso dell’acqua, che abbiamo di fronte (bollette aumentate vertiginosamente e rete ancora ridotta ad un colabrodo).

Le reti devono rimanere in mano pubblica per le probabili ripercussioni che si avrebbero sulla qualità del servizio e soprattutto sulle tariffe, perché il Comune si priverebbe della possibilità di avere strumenti di governo del territorio che invece andrebbero rafforzati, perché con ogni probabilità è solo apparente la convenienza economica dell’operazione, perché le valutazioni fatte in materia di valore della rete da parte del Ministero possono ridurre di molto il valore base della alienazione (vedi Comune di Lecco).

Pertanto il Comune, preso dall’urgenza del bilancio e della copertura del buco, dovrebbe quantomeno impegnarsi a riesaminare l?operazione se mutassero le condizioni (per esempio l?importo della valutazione della rete).

E poi bisogna considerare che il ricavato della vendita è un ‘una tantum’, mentre un affitto coprirebbe in pochi anni quanto si intende oggi ricavare dalla vendita, ma poi continuerebbe anche negli anni a garantire la copertura dei servizi (detto in altre parole, noi Amministrazione incassiamo tutto adesso, chi verrà dopo si arrangia, magari vendendo qualcos’altro).

E ancora: la vendita della rete gas non potrebbe poi avere ripercussioni negative sulla VUS SPA, che ricordiamo è pubblica? (e, secondo noi, così deve rimanere). Non ci potrebbero essere problemi per i dipendenti? Che ne pensano i sindacati?

In conclusione, il circolo cittadino di Rifondazione Comunista appoggerà tutte le iniziative volte a far riconsiderare la propria decisione all?Amministrazione Comunale, non ultima la proposta del Movimento 5 Stelle di indire un referendum locale per conoscere l’opinione dei cittadini.

www.spoletonline.com

 

 

 

Apprezziamo anche la presa di posizione del PD locale sull?argomento; peccato però che questo partito è anche l’artefice, a livello governativo, delle recenti norme su reti e servizi pubblici che hanno portato a questa situazione e che, nelle realtà locali in cui non è all’opposizione, tiene comportamenti, nei confronti delle alienazioni di beni e servizi, di tipo completamente opposto.

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