ll diritto al lavoro per acquisire un potere d’acquisto oggi negato ha raggiunto livelli negativi altissimi. Una corsa in discesa che non rallenta.Nessuna certezza del diritto che riporta all’Art 4 della Costituzione Italiana.
Un numero altissimo di disoccupati abbandonati al destino dei vinti ad arrangiarsi: spaccio di droga, lavori precari o stagionali, vendita abusiva di frutta e verdura, prostituzione, accattonaggio, emigrare all’avventura.
Occorre una nuova politica , una più ampia programmazione che invada e apporti novità nell’ambito dello stato sociale,
Siamo dell’opinione che ogni individuo ha diritto al lavoro, con uno stipendio soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana e integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
La disoccupazione è fonte primaria di asocialità e risente nel rapporto con le persone. Non dimentichiamo la ricaduta su lavori sfruttati, che fa capo all’’economia sommersa.
Cìè da dire che se al cittadino imprenditore, commerciante, venga negato il diritto al lavoro. L’interrogativo si pone circa la persistenza o meno dell’obbligo in capo al cittadino medesimo di dover far fronte alle imposte o, più in generale, ai tributi e ai contributi richiesti dagli Enti e dalle Istituzioni pubbliche. A tal riguardo il problema si pone principalmente in relazione all’art 53 della Costituzione.
Rosario Murro