Benzina: consumatori, scatta embargo a Russia, rischio rincari

(www.rainews24.it).- Assoutenti: su autostrade gasolio già tornato a superare 2,5 euro.Benzina: consumatori, scatta embargo a Russia, rischio rincari

Da domani scatta una nuova stretta delle sanzioni europee contro la Russia, che stavolta mette nel mirino i prodotti petroliferi raffinati. I paesi dell’Unione Europea bloccano le loro importazioni di prodotti petroliferi raffinati russi. E parallelamente adottano un meccanismo di limitazione ai prezzi (price cap) sulle forniture per via marittima ai paesi terzi degli stessi prodotti raffinati dalla Russia.I tetti sono due: il primo, a 100 dollari al barile riguarda i raffinati più elaborati, come benzine, diesel e kerosene. Il secondo tetto, a 45 dollari al barile, riguarda l’olio combustibile, la nafta e altri prodotti petroliferi meno pregiati.

Secondo i propositi di Bruxelles e delle capitali Ue, che si muovono in tal senso negli ambiti degli accordi del G7 allargato sulle sanzioni contro la Russia – che oltre ai paesi Ue non G7 include anche l’Australia – queste misure limiteranno ulteriormente gli introiti di Mosca e la sua capacità di alimentare la guerra in Ucraina. Al tempo stesso aiuteranno a stabilizzare i mercati energetici globali, a beneficio di vari paesi nel mondo. “Aumentiamo la pressione adottando limitazioni addizionali sui prezzi dei prodotti petroliferi raffinati russi”, ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. L’esecutivo comunitario ha anche pubblicato delle linee guida per l’attuazione di questi provvedimenti. L’efficacia delle sanzioni di Usa e Ue contro la Russia, assieme alle loro ricadute negative sulle stesse economie europee, sono un tema oggetto di persistenti controversie, mentre in parallelo si continua ad assistere a revisioni in meglio delle previsioni economiche sulla Russia, l’ultima istituzione a muoversi in tal senso è stato il Fondo monetario internazionale. Secondo le tesi dei tecnici Ue, questi ultimi price cap sui raffinati russi – come del resto il price cap del G7 a 60 dollari sul greggio russo che era già scattato il 5 dicembre, in parallelo alla messa al bando sulle importazioni di greggio nell’Ue per via marittima – riguardo alle forniture che si “tollerano” verso paesi terzi, di fatto spingerebbero gli importatori a pretendere l’allineamento dei prezzi a questi livelli limite, contenendo gli introiti per Mosca. Il meccanismo del price cap dovrà essere applicato dagli armatori e da tutti i servizi di trasporto per via marittima con sede nei paesi del G7 allargato, compresi i contratti di riassicurazione sulle petroliere, per le spedizioni dei prodotti raffinati russi verso i paesi terzi.

Ci sono però i timori dei consumatori italiani sulle conseguenze di queste misure. Ancora non si è sopito l’allarme rincari che ha portato anche alla giornata di sciopero dei gestori contro il decreto del governo sui prezzi ‘trasparenti’, e già arriva un nuovo ‘alert’ dei consumatori. A partire da domani 5 febbraio scatterà infatti l’embargo deciso dall’Ue sui prodotti raffinati russi; la misura, sottolinea Assoutenti, rischia di determinare nuovi rincari dei carburanti alla pompa con danni sia sul fronte dei costi dei rifornimenti, sia dell’inflazione.

“Da domani verrà meno un milione di barili al giorno provenienti dalla Russia, spingendo i vari paesi a rifornirsi di benzina e gasolio presso altri Stati come Cina e Stati Uniti, con conseguenti maggiori costi di trasporto, senza contare le possibili speculazioni legate alla corsa agli accaparramenti – spiega il presidente Furio Truzzi – I listini alla pompa potrebbero così toccare in Italia nuovi record, considerato che già oggi sulle autostrade il gasolio in modalità servito è tornato a superare quota 2,5 euro al litro su diverse tratte”.

Un business quello dei carburanti che secondo uno studio diffuso oggi da Assoutenti che ha messo a confronto i dati del 2012 con quelli del 2022, ha fruttato in Italia lo scorso anno ben 9,4 miliardi di euro solo a titolo di “extra-profitti”.

La quotazione media del secondo semestre del 2012 era pari a 109,85 dollari al barile, scesa a 94,65 dollari di media del 2022 (secondo semestre); nello stesso periodo il cambio euro/dollaro è passato da una media di 1,32 a una media di 1,04, con la conseguenza che in euro un barile di petrolio è aumentato in 10 anni del +9,4%. Nello stesso arco temporale i prezzi medi dei carburanti alla pompa (senza tasse e imposte) salgono del +23,4% per la benzina (da 0,757 a 0,934 euro/litro) e del +38% per il gasolio (da 0,800 a 1,104 euro/litro). Se si considera anche l’inflazione registrata tra il 2012 e il 2022 in Italia, l’extra-profitto derivante dalla differenza tra i prezzi del petrolio e quelli dei carburanti raggiunge 0,190 euro/litro per la benzina, 0,264 euro/litro per il gasolio.

Questo significa che, sulla base dei consumi di carburante registrati in Italia nel 2022, pari a 10.384 miliardi di litri di benzina e 28.526 miliardi di litri di diesel, lo scorso anno grazie alla crescita dei listini alla pompa si sono registrati extra-profitti per 9,39 miliardi di euro: 1,973 miliardi sulla verde, 7,417 miliardi sul gasolio. Soldi che sono usciti dalle tasche dei cittadini per finire in quelle di compagnie petrolifere, intermediari e distributori.

“Extra-profitti che ora finiscono al vaglio di Antitrust, Mister Prezzi e del Ministro delle Imprese Adolfo Urso, cui abbiamo girato il nostro studio allo scopo di verificare l’esistenza di fenomeni speculativi sui carburanti che abbiano prodotto guadagni enormi per pochi e danni economici per milioni di automobilisti italiani”, conclude il presidente Furio Truzzi.