(www.rainews24.it) -Il luogotenente – rimasto in carcere nel Kerala, in India, per 106 giorni insieme con il collega Salvatore Girone – chiede un risarcimento per non avere potuto fare carriera e mettere su famiglia
“Massimiliano Latorre è amareggiato per come è stato trattato durante e dopo la vicenda. Ma soprattutto ritiene di avere un credito nei confronti dell’Italia che lo ha fatto rientrare in India nonostante pendesse su di lui la condanna alla pena di morte, una spada di Damocle sulla sua testa che ha impedito a lui e alla sua compagna di ricostruirsi una vita, di programmare il futuro”. E’ quanto spiega l’avvocato Fabio Anselmo, che assiste Massimiliano Latorre, il marò accusato insieme a Salvatore Girone di aver ucciso due pescatori durante una missione al largo delle coste indiane dieci anni fa.
Archiviato il procedimento, oggi Latorre procede spedito per vedersi accordato il risarcimento già richiesto al governo Draghi e che ora dovrà essere valutato dalla maggioranza a guida Meloni. “Vediamo ora se il nuovo Esecutivo potrà dimostrarsi più sensibile alle sue ragioni – aggiunge l’avvocato Anselmo – L’Italia ha sbagliato completamente la gestione della vicenda e Latorre ritiene di avere un credito nei suoi confronti”.