Falsificazioni green-pass sequestri e perquisizioni. “la Banda dei disonesti”

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Proponevano sulle chat di Telegram green pass perfettamente funzionanti, in vendita a cento euro l’uno.

“la Banda degli Onesti famoso film interpretato dall grande Totò, con Peppnino de Filippo e Giacomo Furia , pellicola del 1956.” , i tre onesti , stampavano biglietti da 10mila lire falsi , allfine bruciano anche i biglietti della psnione del Sig. Antonio , portiere di un edificio a Roma.

Oggi ai tempi nostri , le falsificazioni riguardano i grenn-pass Covid-19 , e mentre dal Sudafrica è arrivata una variante che rimetterà tutto in goco , e alcuneregioni del Nord , una su tutte il Friuli passa in zona gialla, è stata scoperta dal Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza in un’indagine coordinata dalla procura di Milano che ha portato ad una serie di perquisizioni e sequestri.

Sarebbero quattro, secondo quanto si apprende, gli indagati, che avrebbero già ammesso le loro responsabilità. Nel corso delle perquisizioni sono stati trovati diversi documenti di identità e tessere sanitarie di decine di clienti. Le perquisizioni hanno riguardato diversi cittadini residenti in Veneto, Liguria, Puglia e Sicilia, amministratori degli account Telegram sui quali pubblicizzavano i pass, ognuno con il proprio Qr code funzionante. Per sostenere l’autenticità dei certificati, gli indagati dicevano di poter contare sulla complicità di appartenenti al servizio sanitario e, in ogni caso, garantivano i clienti la possibilità di riavere indietro il denaro se il pass non avesse funzionato. Il pagamento doveva avvenire rigorosamente in criptovalute.

    Le indagini e gli accertamenti tecnici sui telefoni e sui dispositivi degli indagati hanno consentito di rinvenire e sequestrare fotografie di documenti d’identità e tessere sanitarie, referti di tamponi con esito negativo, false recensioni dei clienti che in precedenza avevano acquistato i pass contraffatti e le criptovalute con i quali erano stati pagati i certificati. Sono decine i clienti che, oltre ad aver perso i soldi, hanno condiviso con gli indagati i propri dati nella speranza di avere il pass senza doversi vaccinare o fare un tampone.

    L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e dai sostituti Bianca Maria Baj Macario e Maura Ripamont

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