Mostro delle Mura: Speranza, Profili e Panfili siano garanti dell’operato dell’amministrazione

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I tre manifestarono, insieme ad oltre 600 spoletini, il 9 giugno del 2007 per l’abbattimento dello scempio urbanistico. Salvarlo ora sarebbe una grave dimostrazione di incoerenza loro prima ancora che dell’intera maggioranza Cardarelli

 

di Daniele Ubaldi www.spoletonline.com

Riportiamo integralmente l’Articolo di Daniele Ubaldi , Editore del quotidiano on line www.spoletonline.com  sulla vicenda dell’Eco-mostro di Via delle Mura a Spoleto.

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Bene. E’ un po’ che si dibatte circa uno degli insulti urbanistico-architettonici più palesi e lampanti che la nostra adorata e maledetta città abbia subito negli ultimi anni. Il Mostro delle Mura, come l’avevo battezzato io, o Ecomostro come è ormai conosciuto da tutti a Spoleto e non solo, non rappresenta soltanto uno dei peggiori esempi di urbanistica contrattata con indicibili conflitti di interesse tra istituzione pubblica, professionisti privati, appartenenze politiche e massoneria da quattro soldi come è quella spoletina; magari fosse solo quello. No. Il Mostro delle Mura è anche, e soprattutto, il simbolo della certezza di impunità da parte del potente, che si culla nel rassicurante crogiuolo dell’ignoranza e dell’apatia sociale, che a Spoleto più che altrove, ahinoi, trovano sicuro rifugio. “Hanno sbaraccato e hanno fatto il Mostro? Beh, che je fa”. Oppure: “Il Mostro? E che è?”. Ci manca soltanto un bel: “Perché, Spoleto c’ha pure le mura?”, ma sarebbe troppo paradossale. Sta di fatto che la mentalità di molti, in città e nei suoi dintorni, non è troppo discoste da questo genere di apatiche, menefreghiste, villane considerazioni. Pensieri dettati a volte dall’ignoranza, altre volte dalla paura e spesso da entrambe, ma che sono comunque irrispettosi nei confronti di sé stessi, dei propri concittadini, del posto in cui si vive e della sua storia ma, soprattutto, dei propri figli, che cresceranno senza il ricordo di com’era prima che la prepotenza prevalesse. Questo osceno calderone, che si potrebbe definire “grettezza sociale”, è la culla ideale del potente di turno e dei suoi affarucci, siano essi una cava da mascherare come ippodromo per fare i propri porci comodi, la lottizzazione selvaggia dei più bei colli circostanti la città, la nascita di un nuovo “megaipermercato” da inserire nel cuore di uno di questi splendidi colli con tonnellate di cemento armato oppure, come nel caso in esame, del Mostro delle Mura, classico esempio malato del “do ut des” della moderna politica, che tenta di confondere con lo sviluppo le speculazioni, siano esse economiche o edilizie.

Ed ecco che allora, non appena si leva una voce contraria a questa sciattaggine amministrativa, il potente di turno e i suoi scagnozzi – meglio ancora se alcuni sono armati di carta bollata da avvocato e penna da paladino della verità – in ordine sparso deridono, provocano, insultano, minacciano, querelano e addirittura colpiscono nel più profondo ogni possibile intralcio all’obiettivo finale. E’ accaduto anche nel caso del Mostro, come ben sanno i tanti attivisti e colleghi che, al pari mio, furono denunciati dai protagonisti attivi della vicenda. L’apice di questa moderna “caccia alle streghe” fu, lo sanno tutti, l’arresto dei cinque ragazzi di Brushwood, alcuni dei quali erano accusati – tra le altre amene azioni terroristiche – anche di aver dato fuoco al cantiere del Palazzo della Posterna, vale a dire del Mostro delle Mura. Anni e anni di processi, sentenze, per alcuni carcere. Nel frattempo molta altra gente ha smesso di parlare del Mostro e degli altri scempi; chi per legittima paura, chi per professionalità – come i giornalisti coinvolti. Nel mio caso, ad esempio, ricordo che delegai al direttore responsabile Tommaso Speranza la trattazione dell’argomento, dato che la mia posizione di querelato mi avrebbe fatto perdere automaticamente la necessaria credibilità agli occhi della gente, anche se non certo ai miei. Altri ancora, si pensi ad esempio ad alcuni esponenti politici ora al governo della città quali Gianluca Speranza, Giampiero Panfili o Gianmarco Profili, si schierarono apertamente contro il palazzo, simbolo di nefandezza e sciagurata malagestione della cosa pubblica, proprio mentre i sindaci Brunini e l’allora assessore all’Urbanistica Benedetti (che diventerà poi sindaco) lo difendevano a spada tratta.

Bene, come dicevo in apertura. Adesso che tutto è finito, adesso che tutte le querele – almeno quelle per diffamazione – sono state archiviate, ora che il caso Brushwood si è chiuso con tutti i drammi che ha portato con sé, ecco che a distanza di anni il Mostro viene riconosciuto abusivo e “da abbattere” non da quello scemo di Ubaldi o dai compagni di lotta agli scempi ambientali, e neanche dai tre-quattro destrosi che a quella lotta a suo tempo si unirono; no, stavolta a dirlo è la Suprema corte di Cassazione. Non male come voce autorevole, credo.

E il Comune che cosa fa? Quello stesso Comune ora governato da coloro che della lotta agli sprechi e della legalità fecero cavallo di battaglia, con Profili assessore, Panfili presidente del consiglio comunale e Speranza capogruppo della seconda lista civica di governo, cosa fa? Cerca la strada per NON abbattere le due orribili costruzioni-simbolo. Cerca la strada per eludere una sentenza della Cassazione, dunque la giurisprudenza italiana. Gioca il jolly per legittimare la lobby – ormai scoperta e dunque divenuta “appiccico”, per usare un termine meno inglese e più spoletino – e per deridere i tanti cittadini onesti che a quella lobby si sono opposti, fra i quali ci sono proprio alcuni di coloro che oggi amministrano il municipio.

Qualcosa non torna. O forse sì. Forse alla fine torna tutto. E tutti, una volta saliti al palazzo, trovano difficile abbatterne un altro. Meglio tacere, come fanno da sempre i 5 Stelle sulla vicenda – del Pd, il più colluso nella vicenda, non vale neanche la pena parlare. Meglio tacere, e sperare che la tempesta passi. Speriamo non sia vero. Speriamo sia tutto un errore, una voce infondata che è uscita dal Comune e ha colpito il buon Alfonso Marchese, nostro ineffabile “cronicarista”, che l’ha puntualmente riportata non senza prima approfondirla. Di certo c’è il fatto che i tre amministratori succitati, le cui idee sono condivisibili o meno e certamente quanto più distanti dalle mie, hanno comunque una loro dignità, una loro coerenza da difendere e onorare. E di certo non rimarrebbero un secondo in più in una compagine politica che dopo aver denunciato ed essersi battuta, dai banchi dell’opposizione, contro i poteri forti, a quegli stessi poteri dovesse poi, divenuta governo, stendere tappeti rossi, bianchi e neri. A Speranza, Profili e Panfili, in quanto partecipanti attivi contro il Mostro delle Mura nella grande manifestazione del 9 giugno 2007, Spoletonline fa appello affinché siano garanti sull’operato dell’amministrazione comunale in merito a tutta la vicenda. E buon anno nuovo a tutti.

 

 

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