Agricoltura. Europa Verde:in Umbria monocoltura del tabacco è insostenibile

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TRA L’IMPATTO AMBIENTALE E LA SPADA DI DAMOCLE DELLE MULTINAZIONALI.Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa Europa Verde.  

“Si è riaccesa l’attenzione sulla questione della coltura del tabacco in Alto Tevere e in altri territori dell’Umbria. Da una parte ci sono i campanelli di allarme segnalati dai sindacati e relativi alle ripercussioni occupazionali connesse alla filiera del tabacco, conseguenza delle trasformazioni economiche del settore tabacchicolo dovute alla riforma dei fondi europei che hanno segnato il trapasso da una produzione legata ai sussidi ad una produzione inserita nelle dinamiche di libero mercato dove le multinazionali fanno il bello e il cattivo tempo, definendo gli standard economici e costringendo i coltivatori e la filiera ad adeguarsi ai prezzi che vengono imposti.” Così in una nota i co-portavoce regionali di Europa Verde Eva Hausegger e Gianfranco Mascia, insieme a Enrico Paci, del Consiglio Federale Nazionale di Europa Verde.
  “Dall’altra parte ci sono le richieste di aumento della produzione di biologico (dall’8,5% attuale al 25% entro il 2030) che arrivano dall’Unione Europea e la necessità assoluta di convertire le produzioni (anche agricole) non eco-sostenibili.” – proseguono gli ecologisti – “Oltre che sul fronte della dipendenza dagli umori delle multinazionali il comparto tabacco va studiato quindi anche su quello della sostenibilità ambientale, prospettiva sempre dimenticata dalla politica quando si tratta di prendere le decisioni che contano. Il mondo dell’agricoltura, in nome di una reale transizione ecologica, non può che andare in altre direzioni considerando anche l’impatto che questo tipo di monocoltura intensiva ha sul territorio: inquinamento e impoverimento del suolo, inquinamento e altissimo consumo di acqua, inquinamento dell’aria con le conseguenze disastrose sulla salute delle persone (quella triste alta percentuale di tumori che è riscontrata, ad esempio, in Alto Tevere rispetto alla media nazionale), uccisione della biodiversità.”   “Il sistema agricolo locale non può piegarsi al ricatto costante delle multinazionali, in attesa di rinnovi di contratti annuali (sempre al ribasso) e con il rischio di delocalizzazione delle produzioni da un momento all’altro (come nel caso della manifattura spostata da Città di Castello a Bastia). Non può, allo stesso tempo, permettersi di ignorare le sfide ambientali attuali che chiedono di andare verso il biologico, il biodinamico, la permacultura, verso un concetto (anch’esso enunciato dal Parlamento Europeo) del Farm to Fork (coltivare per mangiare) abbandonando le produzioni e coltivazioni inquinanti. Per non perdere in competitività, qualità e posti di lavoro occorre una nuova progettazione.” Spiegano i rappresentanti di Europa Verde, proseguendo:   “Per la fondazione Symbola la Green economy può portare in Umbria 8.000 nuovi posti di lavoro nei prossimi 5 anni. Bisogna perseguirla seriamente, facendo una riflessione di ampio respiro. L’argomento della difesa sic et simpliciter di posti di lavoro (le sigle sindacali sono unite in tal senso) non si può ritenere più valido perché la difesa di quei posti di lavoro oggi (perlopiù stagionali) pregiudica la possibilitá di posti di lavoro duraturi e migliori domani che, grazie alla riconversione di quelle colture sarebbero piú stabili con ripercussioni positive per ambiente e salute. Crediamo che i fondi del PNRR siano perfetti per questa operazione, finanziamenti massicci nella direzione giusta al momento giusto che permetterebbero di operare quella conversione del comparto, che comunque volenti o nolenti, dovrà essere in futuro realizzata.”   “C’è troppo conservatorismo, troppa miopia da parte di molti tabacchicoltori (anche se tanti altri si stanno muovendo verso una conversione delle colture), della politica (che ragiona soltanto per bacini elettorali), delle associazioni sindacali, che sono ancorate a una salvaguardia dei posti di lavoro con una prospettiva del giorno dopo. In questo modo si finge soltanto di tutelare i lavoratori, si finge soltanto di fare il bene dei nostri territori, depauperandoli in realtà delle risorse più importanti.” Aggiungono Hausegger, Mascia e Paci, che concludono:   “Le opportunità che abbiamo oggi con il PNRR non ritorneranno e quella conversione, che prima o poi andrà fatta, più verrà ritardata più avrà il sapore (e le conseguenze economiche) di una svendita, di un fallimento, di una sconfitta. Come Europa Verde siamo disponibili a un dialogo con tutti i soggetti interessati perché vogliamo evitare questa sconfitta e costruire un futuro migliore per l’agricoltura, la salute dell’ambiente e il benessere dei cittadini.”

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