Da Cicerone ad Almirante, il vero cambiamento sono le nostre radici.

Estimated read time 9 min read

Stiamo assistendo e viviamo   nei giorni nostri,il ripetersi di vicende già vissute  e scritte nei libri di storia. Basta osservare per rendersi conto che la storia è ciclica e, per questo motivo per studiarla e  cogliere le soluzioni . La storia  è ricca di ripetizioni,   imparare, come in ogni occasione estrapolare  gli esempi e lezioni dal passato per affrontare il presente.  

Escludendo, per il momento, esempi del secolo scorso, seppur del tutto attuali, possiamo risalire sino al I sec a.C e considerare un punto cruciale nella storia e soprattutto nella nostra storia di paese e popolo, colui che ha influenzato il pensiero ai tempi nostri : Marco Tullio Cicerone.

Cicerone , ineguagliabile scrittore, pensatore ,  oratore  e politico,  un concentrato di alta scuola  e di pensiero che riporta tutto , l’attualità dei giorni nostri,  interpretando  perfettamente il 1° secolo a.C., e cercando di porre rimedio, ai malesseri  di quella epoca ,  da politico  ne  rinnovarsi e  rinnovando nello stile di  un nuovo modello di cultura, società e uomo,  affidandosi al riconoscimento e l’esame della crisi di Roma: crisi politica e di valori.

Il senso dello Stato era andato perduto data l’implosione delle istituzioni, che non riuscivano più a far politica, vittime dei giochi delle fazioni. La politica quindi non seguiva più il filo conduttore un progetto ricolto al   bene del cittadino, un segmento circondato  da arrivisti, e ricco  di lotte  politiche, protagonisti mediocri e senza scrupoli, ameni del principio civico ma ricchi di ambizioni personali. Si passò dall’Universalismo della Politica alla sua Personalizzazione.

Questa crisi però non era altro che lo specchio di una crisi dell’Uomo e della società in cui viveva. Secondo Cicerone, per cambiare la politica infatti era necessario dapprima cambiare l’Uomo e la società. Il Romano , privo di valori, identità e riferimenti, così come i giovani apatici ed indifferenti, erano distanti dalla politica, alienati e lontani dallo Stato, proiettati nel godimento dei sensi e dei piaceri.

Per cercare di mettere in cantiere questa ricostruzione, Cicerone cercò di recuperare il MOS MAOIRUM. Con questa espressione il Romano intendeva letteralmente “il costume degli antenati”, per meglio dire indicava quell’agglomerato di valori e di tradizioni, tramandate oralmente, che costituivano il fondamento della cultura e della civiltà romana. Rispettare il Mos Maiorum significava essere parte integrante e motrice di uno stesso popolo, con vincoli di continuità tra passato e futuro, in marcia verso la realizzazione di un grande progetto comune dove il singolo e le sue qualità si realizzano e si valorizzano all’interno e per lo Stato ed il bene socialmente utile.

Nel Mos Maiorum rientravano principi come “virtus”, qualità propria dell’uomo grande, ossia del “vir” che si esprimeva come “fortitudo” (coraggio e sprezzo del pericolo), “patientia” (capacità di sopportare dolore e rovesci della sorte) e come “constantia” (fermezza e coerenza nell’azione). Fondamentale era la lealtà e la fedeltà alla parola data e nei rapporti umani ossia la “fides”, il rispetto per gli obblighi e i doveri che ci legano agli altri ovvero la “pietas” (dove per altri si intendevano dei, amici, patria, famiglia…); ancora, troviamo la “gravitas” ossia la dignità propria del magistrato, ma anche del semplice cittadino (il civis), che imponeva un contegno severo.

Il Mos Maiorum perciò poteva e doveva essere utile, oltre che nella ricostruzione della società e dell’uomo, proprio in politica per costruire politici dotati di un’etichetta ferrea eliminando i personalismi e facendo tornare la politica arte dello spirito ed attività di tutti.

Raggiungere  l’obbiettivo , era  necessario partire  dai giovani ,  apprezzare il Mos Maiorum,  affinché venisse accettato e compreso fondamentale  renderlo meno rigoroso ,  addolcito e amalgamato con la società di allora  adeguandolo ai nuovi stili della  vita.

Il principale strumento :  l’Educazione, per questo  Cicerone ricorse ad una riforma vasta ed imponente della cultura con lo scopo di formare l’uomo, rendendolo capace di ragionare autonomamente, offrendo così ai giovani valori semplici e funzionali al naturale impegno sociale e politico. Un vero e proprio manuale di sintesi di un uomo: VIR BONUS DICENDI PERITUS, ovvero “l’uomo che si impegna in politica, e che sa interrogare la società”, diversamente inteso come “l’uomo di valore, ed esperto nel dire”.

Il compito di  Cicerone non si rivelò  semplice,  così oggi, come allora, Roma  Stato fondato su un equilibrio di poteri  garantiva ai ceti possidenti la guida dello stato medesimo, coinvolgendo le classi popolari ,  evitando  “quanti sono superiori per numero lo siano anche per il potere che esercitano”. Questa forma di ignoranza e di disinteresse che preoccupava l’idealista Cicerone , era in un certo qual modo, comoda e sostenuta anche da quelle fazioni politiche personalistiche che dirigevano Roma.

Oggi , pur avendo ricevuto uno stato simile a un quadro dipinto con arte suprema,   sbiadito ,  effetto del tempo, non solo lo ha trascurato  leggerezza che non ha consentito di riportare il dipinto  ai suoi  originali  colori e senza   conservarne almeno la forma  e le linee di contorno.

Cosa rimane infatti degli antichi costumi, e come disse il poeta Ennio, come  si reggeva lo stato romano? “Solo  sepolture  nell’oblio,  totalmente ignorati.  Le colpe?  Noi conserviamo lo stato solo di nome, nella sostanza invece  già  smarrito da tempo”.

Disamine moderne  che si rifanno a molti secoli fa , ben collocate ai giorni nostri , così  Cicerone nel suo  angoscioso certificato di morte delle istituzioni romane nell’ultimo tentativo di riscatto.

Crisi di partito, corruzione dilagante, personaggi contaminati da personalismi e  con forme costituzionali  incontinenti , questa era la Roma che Cicerone tentò di salvare ma che non poté risollevare dalla “morte dello stato” decapitato da soluzioni autoritarie e da interessi contrastanti tra potenti ed i loro giochi di potere, agevolati da gruppi di potere che si uniscono e si disciolgono secondo la convenienza del momento e le esigenze dei loro Leader dell’Epoca.

Una storia che si ripete insomma. In questa visione, non è necessario calcare la mano per cogliere le analogie tra la Roma del I secolo a.C. con un lungo salto fino ai giorni nostri.

La lezione di Cicerone   è  nitida ed esplicita, essa  sopravvive, sufficientemente  a lasciare ancora in cattedra il grande Pensatore: Coloro che intendono occuparsi della vita pubblica obbediscano al rigido   imperativo etico (che allora era il cosiddetto Mos Maiorum) , a garante di una solidità  dello Stato allontanandosi da qualsiasi  da influenze di interessi privati, indipendentemente dal modello di governo prescelto.

Nessun  Italiano, indipendentemente dalla sua estrazione politica e sociale, deve smettere di credere nell’avvenire perché il nostro paese, il nostro popolo, le nostre tradizioni ed il nostro Mos Maiorum ha fondamenta secolari così radicate da essere infinite; solo intorpidite,  dalla polvere di questo torpore che dovete ripulirvi, ritrovando i capisaldi del vostro e nostro essere italiani. Cicerone non riuscì a salvare Roma dalla fine, ma è stato elemento nodale tanto importante da influenzare la storia d’occidente, tanto moderno da poter cercare ancora in lui le risposte e le soluzioni dei dolori del nostro paese. Cicerone era un idealista, ma sono le idee a muovere e cambiare il mondo, e noi dobbiamo adeguarci tenendo sempre presente e chiara nella testa l’immagine di ciò da cui veniamo. Nei nostri giorni segnati da una crisi economica, politica e sociale nonché di valori, dobbiamo cercare di rintracciare il bando della matassa partendo da noi stessi, e dai confini della nostra penisola e della nostra gente, se vogliamo davvero che le cose inizino a cambiare nella direzione in cui desideriamo. Dobbiamo anzitutto tornare a riappropriarci di quegli spazi e quella centralità che ci appartiene, e quei valori che ancora oggi anche indirettamente elogiamo con un: “non ci sono più gli uomini, le donne o i genitori di una volta” ed in queste affermazioni inconsciamente sappiamo cosa manca, quegli usi e costumi, quei valori e quelle tradizioni non scritte, quel Mos Maiorum che ci indica Cicerone come strada per recuperare la retta via.

 

Allo stesso modo bisogna ricercare, in chi intende salvarci dal baratro, non tanto il “politico” e le sue “promesse”, quanto una figura  condivisibile e che riporti  agli  stessi valori e principi di italianità, fermezza, tradizione, coerenza e coraggio, che dobbiamo ricercare per noi stessi e per i nostri figli nei fatti più che nelle parole.

Guardiamoci attorno e ricerchiamo  le verità , basta con le  parole dei politici, che intendono farci credere che a sinistra ci sia l’innovazione ed il cambiamento  e la salvezza;  a destra la  conservazione, il  vecchiume le ideologie e  le incertezze.

Oggi la Sinistra sogna un ritorno alla stabilità, la Destra risponde e ripercorre la strada che porta alla tutela di   una socialità e  sovranità del Popolo. Due linee contrapposte con ideologie diverse frantumate da Partiti e Movimenti politici che si identificano  in  piccoli satelliti , non senza diaspore difficili da superare.

Si auspica in una profonda riflessione, sono le parole di chi si distingueva dalle frammentazioni, le parole di chi la “Destra Sociale” sapeva si, cosa fosse, e l’ha resa grande,  lui indicherebbe la strada ricordando davvero cosa è “Destra”, Giorgio Almirante: “La destra o è coraggio o non è, è libertà o non è, è Nazione o non è, così vi dico adesso, la destra o è Europa o non è. E vi dico qualcosa di più: l’Europa o va a destra o non si fa”.

Questa è la necessità primaria: cambiamento, ripresa, rinnovamento, e desiderio  di impadronirsi  di quei frammenti che la storia ci ha lasciato. Ritrovare quei valori per costruire un futuro all’altezza delle nostre potenzialità e aspettative ma, “senza scendere a compromessi”, perché sono proprio  questi fattori  a non rientrare nell’etico  e non   si possono accettare :   In primo luogo ci vuole il rispetto nei  cittadini, senza questa prerogativa   non si va da nessuna parte ,  si rischia  un fallimento  totale do una intera società , di una economica sia  nell’ambito della politica contro il  Popolo. 

 

Christian Iori

Continua a leggere...