Sette sono gli impianti ancora funzionanti in Italia
Il conflitto Russia-Ucraina , mette in allarme sopratutto le forniture di energia elettrica.
Dai dati statistici , solo il 7% dell’elettricità usata in Italia è prodotta con il carbone.
Non è così improbabile considerata la grave crisi energetica che le centrali a carbone e olio , da tempo dismesse possano rifunzionare per garantore un maggior e apporto di energia.
Non è lontano da noi il 2019, quando si decise di chiudere le centrali a carbone. Quel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) parlava infatti del 2025 come limite entro cui dismettere tutte le centrali termoelettriche a carbone, o riconvertirle in centrali a gas naturale.
Come si legge sul sito del GSE, attualmente poco più del 6% dell’elettricità usata in Italia è prodotto col carbone, percentuale che si è praticamente dimezzata negli ultimi 10 anni.
Questo quantitativo energetico è oggi prodotto dalle ultime 7 centrali ancora funzionanti, elencate sul sito di Assocarboni, l’Associazione italiana degli Operatori del Carbone,
Su queste ipotesi , urlano gli ambientalisti, sostenendo la gravità con le quali aumenterebbero a dismisura le emissioni di anidride carbonica.
Quali e dove sorgono le centrali:
Centrale di Fiumesanto (SS) di proprietà di EP Produzione SpA, con 2 sezioni a carbone da 320 MW
Centrale friulana di Monfalcone, di proprietà di A2A SpA composta di 4 sezioni, di cui due alimentate a carbone da 165 e 171 MW
Centrale di Torrevaldaliga Nord di proprietà di Enel SpA, composta da 3 sezioni da 660 MW riconvertite a carbone. La centrale è operativa dal 2009
Centrale di Brindisi Sud di proprietà di Enel SpA, composta da 4 unità ciascuna da 660 MW alimentate a carbone
Centrale del Sulcis di proprietà di Enel SpA, composta da 1 unità da 340 MW alimentata a carbone
Centrale di Fusina di proprietà di Enel SpA, composta da 4 unità da 320 MW alimentate a carbone
Centrale di La Spezia di proprietà di Enel SpA, composta da 1 unità da 600 MW alimentata carbone.
Rosario Murro