Europa PNNR: Sanità e Tutela lavoro, strada di non ritorno

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Con il PNRR l’Europa ci dona soldi? Tra i 528 vincoli da rispettare di cui probabile non sappiamo a cosa stiamo andando incontro , sono due

Quando parliamo di PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) – ovverosia del piano che dovrebbe “rilanciare” l’economia italiana nel contesto del programma Next Generation EU (NGEU) dell’Unione europea, il cosiddetto “Recovery Fund” –, è importante innanzitutto chiarire: tra i 528 punti da rispettare , due sono altamente in controtendenza, quiali? Eccoli

Aumentare l’intervento privato nella sanità

Senza alcun senso del ridicolo si dice che il provvedimento ha lo scopo di “promuovere lo sviluppo della concorrenza e di rimuovere gli ostacoli all’apertura dei mercati […] per rafforzare la giustizia sociale, la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici, la tutela dell’ambiente e il diritto alla salute dei cittadini”. Peccato lo stesso DDL ribadisca la volontà di continuare a foraggiare le strutture sanitarie private, che ogni anno ricevono dallo Stato oltre 40 miliardi di euro, con un peso del privato che negli anni è andato crescendo rispetto al pubblico. D’altronde l’attuale presidente dell’Authority sulla concorrenza lo aveva detto chiaramente: «Alla sanità serve più privato». E così sarà. Con buona pace della salute dei cittadini.

Smantellare le tutele sul lavoro

I risultati sono da far accapponare la pelle. Lo studio mostra come, oltre ad insistere ossessivamente sulla riduzione della spesa pubblica, la Commissione si sia concentrata in particolare sulla riduzione della spesa relativa alle pensioni, alle prestazioni sanitarie e all’indennità di disoccupazione, oltre a chiedere il contenimento della crescita salariale e la riduzione delle misure di garanzia della sicurezza sul lavoro. In particolare, dall’introduzione del semestre europeo nel 2011 fino al 2018, la Commissione ha formulato ben 105 raccomandazioni distinte nei confronti degli Stati membri affinché aumentassero l’età pensionabile e/o riducessero la spesa pubblica relativa alle pensioni e all’assistenza per gli anziani. Inoltre, ha anche formulato 63 raccomandazioni ai governi affinché riducessero la spesa per l’assistenza sanitaria e/o esternalizzassero o privatizzassero i servizi sanitari.

Infine, la Commissione ha formulato 50 raccomandazioni volte a reprimere la crescita dei salari e 38 raccomandazioni volte a ridurre la sicurezza sul lavoro, le tutele occupazionali contro il licenziamento e i diritti di contrattazione collettiva di lavoratori e sindacati. Storicamente, però, alla Commissione sono sempre mancati strumenti idonei per obbligare gli Stati al rispetto delle proprie disposizioni. Un “difetto” a cui Bruxelles ha oggi trovato il modo di supplire proprio con il programma NGEU, che per la prima volta offre alla Commissione un dispositivo efficacissimo per imporre le proprie raccomandazioni anche ai governi più recalcitranti, riassumibile nel concetto “niente riforme, niente soldi”.

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