Genova: crollo ponte Morandi. Psicosi anche a Catanzaro

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Troppi casi. Troppe vittime. A pagarne le spese innocenti cittadini al volante ; chi per lavoro , chi per raggiungere località di villeggiatura, transita  sopra un ponte  che si sgretola come burro liquefatto sotto le alte temperature estive. Strutture spesso fatiscenti , mal curate e manutentate, logorate dal tempo,  vecchie , spesso oggetto da tagli e corruzione.

Il viadotto Polcevera, conosciuto come ponte Morandi per via del progettista, l’ingegnere Riccardo Morandi, era stato costruito tra il 1963 e il 1967 dalla Società Italiana per Condotte d’Acqua, – lungo 1.182 metri e alto 45 metri – era stato costruito con una struttura mista: cemento armato precompresso per l’impalcato e cemento armato ordinario per le torri e le pile. L’inaugurazione era avvenuta il 4 settembre 1967 alla presenza del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, facendo discutere fin da subito gli ingegneri, che ne avevano presto individuato le nefaste criticità.

A causare il tragico crollo nella mattinata di martedì, che ha causato decine di vittime ancora in fase di accertamento, potrebbe essere stato un cedimento strutturale, avvenuto nel tratto che sovrasta via Walter Fillak, nella zona di Sampierdarena.

Per gli esperti una tragedia annunciata. Il Ponte Morandi, così chiamato dal nome dell’ingegnere che lo progettò, è infatti un ponte che sin da subito ha mostrato molti aspetti problematici ed è stato oggetto negli anni di diverse opere di manutenzione straordinaria. Le continue e costose manutenzioni hanno fatto ipotizzare più volte come fosse più opportuno abbattere il ponte e ricostruirlo. Ma questo non è mai avvenuto

Prima della tragedia di Genova, quello vicino ad Annone, nel Lecchese, o a Fossano, in Piemonte, per fortuna senza conseguenza per i due carabinieri riusciti a fuggire prima che il viadotto si afflosciasse sull’asfalto. senza dimenticare il cedimento del ponte sull’autostrada A14, nelle vicinanze di Ancona, hanno fatto emergere, in tutta la sua drammaticità, il cattivo stato in cui versa la maggior parte delle infrastrutture del nostro Paese, da tempo trascurate e con interventi manutentivi insufficienti.

il ponte di Annone (Lecco) dopo il crollo)

(il viadotto di Fossano dopo il crollo)

(il ponte sull’A/14)

Settimo Martinello, direttore generale di 4 Emme, società che si occupa di ispezioni sullo stato dei ponti del nostro Paese spiega che tutti i ponti costruiti in Italia fra gli anni ’50 e ’60 (il Ponte Morandi fu costruito fra il 1964 e 67) sono a forte rischio. Ciò perché il calcestruzzo usato allora per coprire le parti ferrose dall’usura e dall’ossidazione è arrivato alla fine del suo ciclo vitale. “Non è eterno – spiega l’ispettore- ha una sua vita utile, trascorsa la quale l’umidità passa e inizia un processo di carbonatazione che avvia l’ossidazione e provoca la corrosione”. Inoltre erano ponti progettati per sostenere un carico di traffico ben inferiore di quello attuale.

Le parole di preoccupazione degli esperti accendono l’attenzione sui ponti a rischio crolli. A Catanzaro si trova il Ponte Bisantis costruito negli anni ’60 il cui progettista è lo stesso di quello di Genova, Morandi. Si tratta di un ponte lungo 468 metri ad arco singolo in calcestruzzo armato, uno dei più grandi in Europa e nel mondo per ampiezza della luce. Fu inaugurato nel 1962 appena tre anni dopo gli inizi dei lavori e collega il centro della città di Catanzaro con la Strada dei due mari. Oggi, dopo la tragedia di Genova, molti occhi sono posati su questo ponte.

(il ponte di Catanzaro)

 

R/M

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