Bilancio 2012, nuova bocciatura della Corte dei Conti

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Discordanze e inesattezze tra debiti e crediti dell’Ente

Inesattezze, discordanze tra crediti e debiti dell’Ente con le società partecipate e risposte non “esaurienti”. Nuova doccia fredda dalla Corte dei Conti: la sezione regionale di controllo dell’Umbria ha bocciato ancora una volta il bilancio 2012. Nel corso dell’ultima seduta, il presidente Salvatore Sfrecola,  i consiglieri Fulvio Maria Longavita e Giuseppe Troccoli e il primo referendario Antonio di Stazio hanno deciso di confermare, attraverso una relazione pubblicata nel pomeriggio di oggi sul sito del Municipio (qui www.comunespoleto.gov.it/wp-content/uploads/2013/10/corte-dei-conti.pdf) , le proprie perplessità (già espresse a marzo) invitando l’Ente ad attivarsi quanto prima per adottare i provvedimenti necessari.

All’epoca, l’organo di revisione economica – finanziaria del Municipio, trasmettendo la relazione sul rendiconto, non aveva evidenziato gravi irregolarità contabili e di fronte alle richieste di chiarimento su 11 aspetti, tra cui la “mancata indicazione della forma di finanziamento dello squilibrio di parte corrente nella gestione 2013” e “l’assenza di motivazione del mantenimento in bilancio dei residui attivi riferiti ai titoli primo e terzo delle entrate”, il Comune aveva fornito una serie di rassicurazioni. Che però, secondo la Sezione, non consentono di superare le osservazioni sollevate in passato sulle anomalie del bilancio 2012, oggetto in passato di un esposto alla Corte dei Conti dei consiglieri dei gruppi facenti capo a Rinnovamento guidati dall’attuale sindaco Fabrizio Cardarelli.

Preso atto del risultato di amministrazione ottenuto dalla Giunta Benedetti, pari a 9,1 milioni di euro, la Sezione ha criticato per prima cosa l’eccessivo utilizzo da parte del Municipio dell’anticipazione di tesoreria. “Il fenomeno – si legge nel documento – se ripetuto nel tempo denota gravi sofferenze di liquidità, sebbene sia contenuto nei limiti previsti dalla legge. A tale riguardo la Sezione deve ribadire l’orientamento secondo il quale l’anticipazione di tesoreria costituisce una forma di finanziamento a breve termine, di carattere eccezionale, alla quale l’Ente può fare ricorso unicamente per far fronte a momentanei problemi di liquidità. Il ricorso ad essa può essere indice rivelatore di latenti squilibri nella gestione di competenza o dei residui”. L’organismo ha inoltre evidenziato che i mancati introiti, “conseguenti alla scarsa o pressoché nulla attività di riscossione delle entrate” contribuiscono “in maniera rilevante ad aggravare la già precaria situazione di liquidità in cui versa l’amministrazione”.

La risposta in merito all'”assenza di motivazione del mantenimento in bilancio dei residui attivi riferiti ai titoli primo e terzo delle entrate” non è stata poi ritenuta “esauriente” mentre quella relativa all’elevata consistenza dei residui attivi e passivi e all’incongruenza tra i residui attivi dei titoli II e IV mostrano, per la Sezione, “l’inadempimento da parte dei responsabili dei servizi dell’obbligo di riaccertamento annuale dei residui, operazione che è stata effettuata soltanto nel corso dell’esercizio 2013 e che avrebbe potuto portare l’Ente, qualora fosse stata effettuata nel corso del 2012, ad avere contezza dell’esistenza o meno di residui da dichiarare perenti o altrimenti da eliminare”. Peraltro, i risultati delle verifiche rendono “palese la non veridicità di quanto dichiarato dai responsabili dei servizi all’organo di revisione contabile in merito alle ragioni del mantenimento nel conto del bilancio 2012 dei residui attivi e passivi ante 2008”.

 

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Filippo Partenzi

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