L’A.Se. Spoleto a rischio chiusura

Il Comune taglia i fondi ai servizi, bilancio 2015 sotto di 330 mila euro. A chi giova spostare i passivi?

 

Quando amministrare e risparmiare significa tagliare sui servizi, il futuro di chi risparmia è breve. E’ di venerdì scorso la notizia che l’Azienda Servizi (A.Se.) Spoleto ha chiuso il bilancio 2015 con una perdita di 330 mila euro, a causa dei tagli operati dal Comune di Spoleto, suo unico azionista. Ammontano infatti a 400 mila euro, come da copione stabilito a suo tempo, i tagli al canone erogato per l’esecuzione dei servizi. Tagli che sono destinati ad aumentare nel corso del 2016, per la più che comprensibile preoccupazione dei 41 dipendenti della società. E’ del tutto evidente, infatti, che a queste condizioni anche l’esercizio 2016 dell’A.Se. è destinato a chiudersi in passivo.

La domanda è: a chi giova? Non certo ai cittadini, che vedono ogni giorno diminuire i servizi di manutenzione delle strade e del verde pubblico. Ma nel frattempo, non è una novità, è in corso di promulgazione la cosiddetta “legge Maddia”, che prevede la rimozione dell’amministratore di una partecipata dopo due anni di chiusura in perdita e, dopo quattro esercizi chiusi con una perdita superiore del 5% rispetto al fatturato, direttamente lo scioglimento della società. Ciò significa che, “grazie” ai tagli del Comune sui servizi, l’attuale amministratore ingegner Giuseppe Scatolini è già a rischio rimozione, mentre tra altri due anni, continuando a perdere appena 100 mila euro – l’A.Se. fattura intorno ai due milioni l’anno – la società partecipata verrà sciolta, con buona pace dei 41 dipendenti. Per la cronaca, fino all’anno scorso – vale a dire prima che il Comune desse inizio all’opera di smantellamento – l’A.Se. dell’allora amministratore Angelo Musco ha chiuso il 2014 con un attivo di 264 euro. Giova ricordare una volta in più che, trattandosi di un’azienda a totale partecipazione pubblica, la chiusura di bilancio ideale è il più possibile tendente al pareggio, anche perché le uniche entrate derivano dai canoni erogati dal Comune.

 Certo, una soluzione per risparmiare in maniera ragionevole sui costi senza distruggere azienda e posti di lavoro sembrerebbe esserci: qualche tempo fa il consiglio comunale di Foligno, che ha posto in liquidazione la omologa Fls, ha approvato un ordine del giorno nel quale si auspica la fusione con A.Se., ma questa soluzione sembrerebbe non incontrare i favori dell’amministrazione Cardarelli, che evidentemente preferisce autoridursi il canone per i servizi per poi chiudere l’azienda, come se la colpa fosse di chi ci lavora dentro. Lo stesso sindaco non ha ancora concesso un incontro alle organizzazioni sindacali, che da tempo lo hanno richiesto per parlare proprio della questione legata all’A.Se.

 Vero è che, almeno per una volta, le promesse da campagna elettorale di Cardarelli e soci potrebbero avverarsi. L’attuale primo cittadino, infatti, aveva promesso di chiudere l’azienda partecipata, anche se non si capisce bene per quale ragione. Certamente non per risparmiare sui costi, dato che la chiusura dell’A.Se. significherebbe automaticamente, per il Comune, trovarsi a dover appaltare i servizi ad un privato, con gli inevitabili innalzamenti dei costi che poi, ovviamente, si ripercuoterebbero sui contribuenti. Rimane aperta la pista, per così dire, del “principio”, per non dire della demagogia, che ha portato una formazione oramai più che evidentemente priva di progettualità, e soprattutto di qualsiasi identità politica, ad occupare gli scranni più importanti di Palazzo Comunale.

 

Daniele Ubaldi

www.spoletonline.com

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