Confcommercio Spoleto dice ‘No’ alla sagre anche d’inverno’

Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa pervenuto dalla Confcommercio di Spoleto

Confcommercio Spoleto dice ‘No’ alle sagre anche d’inverno! ‘Sono iniziative gastronimiche che esercitano una concorrenza sleale’

Il presidente Tattini critico con l’amministrazione colpevole di non aver discusso in maniera chiara e veloce i regolamenti in materia di sagre

 

“Tra luglio e agosto, tradizionalmente i mesi clou per questo fenomeno, le sagre sottraggono alle imprese della ristorazione umbre oltre 6.000 “giornate gastronomiche”. Finita la stagione estiva, non abbiamo fatto in tempo

 

 a tirare un respiro di sollievo che è partita una seconda ondata, con iniziative sul nostro territorio alla prima edizione, preludendo a un sviluppo futuro che renderà ancora più caotico e conflittuale questo settore in tutti i periodi dell’anno.

 

I nostri ristoratori non sono contro le sagre, ma chiediamo da troppo tempo che siano meglio regolamentate, per evitare il proliferare di iniziative gastronomiche che, di fatto, esercitano una forma di concorrenza sleale oramai insostenibile”.

 

Andrea Tattini, presidente Confcommercio di Spoleto tuona contro l’amministrazione comunale, colpevole di non aver dato seguito alla richiesta di Confcommercio, inviata a tutti i Comuni dell’Umbria, per un incontro finalizzato a discutere una proposta di integrazione ai regolamenti comunali in materia di sagre, in modo da fare finalmente ordine e chiarezza.

 

“Ai Comuni, compreso quello di Spoleto – continua Tattini – abbiamo anche chiesto di rimodulare la pesantissima imposizione locale a carico delle imprese esclusivamente sui nove mesi di effettiva attività, escludendo quindi dall’ambito applicativo i restanti tre mesi estivi, durante i quali sagre e circoli privati la fanno da padroni e dove la concorrenza sleale pesa come un macigno sulle imprese, già provate dalla crisi. Ora questa concorrenza sleale si sposta oltre i mesi estivi e le imprese non ce la fanno più.

Vogliamo richiamare la politica ad una assunzione di responsabilità. Quella politica che non è stata capace di rispettare gli impegni assunti, anche pubblicamente, per una riforma della legge regionale che avrebbe dovuto vedere la luce entro dicembre 2012, per valorizzare le sagre vere e di qualità, e regolamentare in qualche modo tutto ciò che oggi è invece “ristorazione selvaggia”, ovvero senza i costi e gli oneri delle imprese del settore, che rischiano di dover chiudere e licenziare i propri dipendenti”.

In questo momento gli imprenditori del settore sono schiacciati da tasse e tariffe, sottoposti a continue visite da parte degli organi di controllo, penalizzati dalla crisi dei consumi e privati di liquidità dalla stretta creditizia.

 

Ad appesantire la situazione c’è anche la concorrenza sleale rappresentata da una somministrazione parallela (intorno al 40%) che non deve sottostare alle osservanze a cui sono tenuti, invece, i pubblici esercizi (in materia fiscale, igienico sanitaria, del lavoro…) e che rende impossibile una sana a leale concorrenza.

Ogni anno, ad esempio, un’impresa deve ottemperare a 120 adempimenti fiscali. Alle pratiche fiscali deve dedicare 36 giorni lavorativi l’anno, il 76% in più della media dei paesi europei.

Negli ultimi quattro anni, l’Umbria ha assistito alla chiusura di oltre 1.000 imprese della ristorazione.

 

nela foto, il presidente della Confcommercio di Spoleto  Tattini

 

 

 

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