Il consiglio dei Ministri su legge di Bilancio e Nadef. Verso il via libera a nuove trivellazioni. Revisione del Superbonus e del Reddito di cittadinanza. Almeno 15 miliardi di euro di aiuti per famiglie e imprese
Conferenza stampa di Giorgia Meloni al termine del Consiglio dei ministri
La settimana politica, aperta con le nomine dei sottosegretari e proseguita con la giornata a Bruxelles di Giorgia Meloni, si chiusa ieri sera con la riunione del terzo Consiglio dei ministri del nuovo esecutivo, iniziata poco prima delle 18.30. L’ordine del giorno prevede il riordino delle attribuzioni ai ministeri, le proroghe urgenti delle misure per il servizio sanitario della regione Calabria e per la partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo Nato, la chiusura della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2022 (Nadef) e infine la “relazione di cui all’articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243”. L’articolo in questione è quello che regola gli scostamenti di bilancio, starà al Consiglio definirne l’entità. Al termine della riunione le misure saranno illustrate in una conferenza stampa alla quale prenderanno parte Meloni e il ministro dell’Economia Giorgetti.
I temi economici e la crisi in corso spingono il governo a muoversi tanto con rapidità quanto con prudenza e rigore. La visita della presidente del Consiglio ai vertici dell’Ue ha dimostrato la volontà di partire con un approccio collaborativo e pragmatico in Europa, “un forte segnale alle istituzioni europee” ha commentato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Ma ciò non toglie che sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza così come sulle soluzioni alla crisi energetica molti siano i nodi che segnano il confronto con gli alleati europei. E la ricerca di strade condivise e comuni.
Roma spinge per modificare il Pnrr e avere un price cap, al più presto. L’Ue chiede prudenza su entrambi i fronti. “La crisi è diversa dal Covid, noi ora non raccomandiamo ai Paesi dimettere in campo degli etesi stimoli fiscali. Questo è il momento della prudenza nelle politiche di bilancio”, ha rimarcato ancora una volta il vice presidente dell’esecutivo europeo Valdis Dombrovskis. Il messaggio, insomma, è non forzare la mano. Il governo italiano non sembra intenzionato a farlo, ma allo stesso tempo deve far fronte all’emergenza del caro energia che tocca milioni di famiglie e imprese. Il tema delle bollette che resta in cima alle priorità. Nonostante il calo delle tariffe del gas deciso dall’Autorità per l’energia, la crisi energetica infatti non è superata, anzi il 2023 sarà ancora un anno difficile.
Proprio all’energia sarà destinata in manovra una somma non inferiore ai 15 miliardi. La legge di Bilancio è il primo vero banco di prova del governo, che ha davanti meno di due mesi per approvarla, pena l’esercizio provvisorio. “Stiamo correndo contro il tempo con la legge di bilancio”, ha detto a Bruxelles la presidente del consiglio Giorgia Meloni. Per cercare di raggranellare nuove risorse si lavora ad una revisione del Superbonus 110% e del Reddito di cittadinanza. Altre risorse potranno arrivare anche dai fondi di coesione non spesi: si dovrebbe trattare di 4-5 miliardi, ancora oggetto di trattativa in Europa.
A quanto si è appreso nel pomeriggio, il governo proporrà inoltre un emendamento al decreto legge Aiuti ter con aumentare l’estrazione di gas nel territorio nazionale, sbloccando presumibilmente nuove trivellazioni.
La prudenza si riflette anche nelle nuove stime della Nota di aggiornamento al Def, sul tavolo del consiglio dei Ministri di oggi insieme alla Relazione del Governo al Parlamento sull’aggiustamento di bilancio e a un decreto sulla spending review dei ministeri. Nella Nadef, che l’esecutivo ha aggiornato con il quadro programmatico (il governo Draghi aveva fornito solo il tendenziale, senza gli effetti delle politiche economiche), il Pil 2023 verrebbe confermato al +0,6% (lo stesso dato indicato dal precedente governo). Una stima dunque cauta, nonostante la crescita superiore alle attese (+0,5%) del terzo trimestre di quest’anno.
Per quanto riguarda invece l’indebitamento netto l’asticella verrebbe portata al 4,5% del Pil: considerato che la stima tendenziale è al 3,4% (ma non è escluso che anche questo dato possa essere rivisto), si aprirebbe uno spazio per il prossimo anno di oltre 21 miliardi. Risorse in deficit che potrebbero consentire, in parte, di finanziare il prossimo pacchetto di aiuti per famiglie e imprese fino alla fine dell’anno, provvedimento atteso in Cdm la prossima settimana.
Il ‘tesoretto’ di 9,4 miliardi lasciato dal precedente governo potrebbe ampliarsi con una dote aggiuntiva di 5-9 miliardi (il deficit tendenziale per il 2022 è al momento fissato al 5,1%, ma potrebbe scendere al 4,6-4,8%, a fronte del 5,6% autorizzato col Def). Alla luce di questa dote, il governo chiederà l’autorizzazione all’utilizzo delle risorse alle Camere, che voteranno la prossima settimana (il Senato potrebbe esprimersi il 10). Al decreto aiuti dovrebbero andare 7-10 miliardi, necessari per prorogare fino a fine anno i crediti di imposta per le imprese energivore e lo sconto benzina (in scadenza il 18 novembre): altre misure sono al vaglio, dal rafforzamento del bonus sociale allo scudo per chi non riesce a pagare le bollette. Allo studio anche un provvedimento sulle trivelle. E in previsione lo sblocco con un emendamento al dl Aiuti ter, per i mutui destinati ai giovani under 36, anche se solo per il mese di dicembre. Un aiuto minimo e temporaneo, che dà la misura di quanto siano stretti i margini di questa attesa manovra.
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