‘Il pieghevole contro di me è una vergogna, con menzogne e calunnie’
Quando non abbiamo la possibilità di dimostrare che siamo migliori degli altri, altro non rimane da fare che tentare di dimostrare che gli altri sono peggiori di noi, non facendoci scrupolo nemmeno di ricorrere addirittura alla menzogna. Purtroppo ciò che descrivo è la
rappresentazione di quello che sta facendo colui che io ho sempre definito il mio concorrente alla carica di sindaco, ma che ora, mio malgrado, devo definire il mio avversario/nemico. I mezzi che il suo partito ha utilizzato, quelli della menzogna sapendo di mentire, della mistificazione dei fatti e della denigrazione personale, sono quelli a cui generalmente si ricorre quando non si riesce a dimostrare le proprie qualità: qualità invero tanto nascoste nel mio avversario da essere percepibili con grande difficoltà.
In quella vergogna di pieghevole che il mio avversario ha deciso di utilizzare contro di me, c’è tutta l’essenza di ciò che ho descritto: dalle affermazioni fuorvianti su mie precedenti candidature (tutte in realtà riferibili al mondo del civismo anche in alleanza con espressioni politiche di centro), alla calunnia quando mi si descrive strumentalmente come presidente di due società e mi si addossa la corresponsabilità di aver fatto perdere l’identità spoletina della Bps. Voglio ricordare infatti che i bilanci dell’istituto di credito che mi vedono coinvolto come presidente della controllante ScS sono stati tutti ampiamente attivi: L’utile della BpS nel 2008 (ultimo anno della mia gestione) era di 10. 620.817 euro e quello della ScS era di 3.817.724 euro. Le passività rovinose della BpS, così come rilevato dalla Banca d’Italia, non sono perciò ascrivibili né direttamente né indirettamente al sottoscritto.
In verità se il PCI-ULIVO-PDS-Margherita-DS, tanto per citare alcune delle trasformazioni a cui si è affidato il partito del mio avversario, fosse intervenuto nelle sedi opportune (anche politiche) per fermare le successive gestioni della banca che il sottoscritto inutilmente denunciava da tempo, forse l’identità spoletina della stessa non si sarebbe persa. In effetti tutti gli spoletini conoscono l’importanza dei voti trasversali che i vertici di quella banca hanno sempre assicurato ad alcuni elementi della sinistra nella più bieca delle spartizioni del potere: la banca a me e il comune a te. Ecco perché le nostre mozioni sull’argomento banca, che esprimevano la preoccupazione per il futuro dell’istituto e chiedevano l’intervento deciso del Sindaco sono rimaste lettera morta.
Quello che poi recita il famoso pieghevole verso la fine delle farneticazioni, a proposito della possibilità di accedere alle risorse pubbliche solo se Spoleto avrà lo stesso colore politico degli enti superiori, lascia esterrefatti : se fosse vero quello che il mio avversario afferma dovremmo dedurre che la gestione del denaro pubblico da parte della Regione Umbria e dello Stato è prettamente clientelare (se sei mio amico ti faccio arrivare i finanziamenti altrimenti ti rovino). Ci piacerebbe sentire a tale proposito qualche risposta da parte della Presidente Marini…
Piuttosto mi domando perché, dopo il famoso dibattito a Villa Redenta, il mio avversario scappa evitando i confronti diretti e scegliendo la via della diffamazione.
Infine, tanto per ricordare come sono andate le cose, all’inizio della tornata elettorale sono stato invitato da rappresentanti istituzionali del PD ad essere il candidato sindaco anche della sinistra e solo quando ho detto di no sono diventato il nemico numero 1… Vi ricordate la famosa favola della volpe e dell’uva?
Fabrizio Cardarelli
Spazio elettorale autogestito
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